Premesso che nell’Unione Europea tutti sorvegliano tutti e tutto, la recente visita della nuova presidente del Consiglio italiano a Bruxelles ha riproposto il tema, puntando in particolare i riflettori sull’Italia e sulla svolta politica in corso.
A Bruxelles ci sono stati colloqui cordiali, un po’ come “franco” era stato il primo appuntamento informale con il presidente francese, Emmanuel Macron, venuto a Roma per incontrare il presidente Sergio Mattarella e papa Francesco.
E’ evidente che siamo ai primi gesti di cortesia, dove le parole sono misurate per evitare che siano inopportune e in attesa di vedere come i fatti traducano le reali intenzioni delle parti, in vista delle prime schermaglie che non tarderanno a manifestarsi.
Sarebbe quindi prematuro trarre da questi primi contatti conclusioni affrettate sulle divergenze a venire, in un momento in cui gli osservatori restano prudenti limitandosi a rilevare il valore simbolico di questa prima visita a Bruxelles, secondo qualcuno per far sentire più forte che in passato la voce italiana, secondo altri per andare a sondare gli umori, evitando poi di andare “con il cappello in mano” a cercare risorse e deroghe per i disastrati conti pubblici italiani.
Ma veniamo alla domanda iniziale: davvero la “nuova” Italia è una sorvegliata speciale da parte delle Istituzioni comunitarie? Dipende dagli interlocutori.
La giovane presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha espresso una vicinanza di sapore prevalentemente personale, che non sarà quello di molte forze politiche che siedono in Parlamento con il compito di far vivere e rafforzare la democrazia nell’UE.
La meno giovane, ma anche più esperta, presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha coniugato cortesia e cautela, consapevole del suo ruolo di “guardiana dei Trattati” e garante di fronte ai Paesi UE del corretto uso delle importanti risorse comunitarie destinate al “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (PNRR), in attesa di mettere sul tavolo fra qualche giorno una revisione del Patto di stabilità che potrebbe far storcere il naso a chi è chiamato a governare l’economia italiana dei prossimi anni.
Senza particolare storia invece l’incontro con Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, il cui ruolo non va molto oltre il coordinamento dei lavori del Consiglio dei Capi di Stato e di governo, apprestandone gli ordini del giorno e registrandone le conclusioni: poco più di un presidente di un’assemblea condominiale dove tutti sorvegliano tutti e con tutti regolarmente litigano.
Forse è proprio questa immagine del condominio che può aiutarci a diradare la nebbia che avvolge il tema della sorveglianza politica in seno all’Unione. Da quando i nostri Paesi hanno deciso di “abitare insieme” questo pezzo di continente hanno anche dovuto condividere entrate e spese, costi delle utenze burocratiche, cercando ognuno di proteggere l’interesse nazionale e tirando spesso a sottrarsi a spese e vincoli tra inquilini e proprietari. Questo vale ancora di più per quei Paesi UE, come l’Italia, che hanno adottato l’euro, eliminando anche la serratura dei rispettivi appartamenti, secondo un’indovinata immagine di Mario Monti, a significare che in un simile condominio le precauzioni, tra quanti lo abitano, vanno molto rafforzate.
Cresce così la sorveglianza degli uni sugli altri e delle Istituzioni comunitarie su tutti, in particolare su chi tirasse a dimenticare le regole comuni o gli accordi liberamente condivisi. Vale per tutti, ma vale in particolare per chi abita un appartamento con manutenzione trascurata, tubi rotti e rischi per la stabilità dell’intero edificio.
E’ auspicabile che il recente viaggio a Bruxelles abbia aiutato a capire come funziona la nostra “casa comune”.