Italia ed Europa in balia delle onde

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Non ha lasciato nessuno indifferente la sorte dei seicento migranti abbandonati a galleggiare nel Mediterraneo, con i porti maltesi e italiani chiusi, questi ultimi, ad opera dei neo-ministri verde-gialli Salvini e Toninelli.

Una vicenda seria che, senza l’apertura del nuovo governo socialista spagnolo, sarebbe anche potuta diventare drammatica, con gli italiani – e gli europei – schierati su opposte sponde, tutti però al sicuro sulla terraferma, l’Ungheria di Orban in particolare.

Da una parte quelli che non vedevano l’ora di fermare una pretesa invasione, chiudendo ogni via d’accesso all’Europa da parte di gente che cerca libertà e una vita appena decente, impedendo alle navi l’attracco nei nostri porti o, come propone la Meloni, ricorrendo a un blocco navale davanti alla Libia, in attesa di scatenare una “caccia grossa” direttamente in Africa, dove ci sarebbero almeno 800 milioni di futuri migranti pronti a distruggere la nostra già declinante civiltà europea.

Dall’altra parte quelli, sembra ormai una minoranza, che questa declinante civiltà europea vorrebbero ancora salvaguardare in nome dei diritti fondamentali, compresi quelli esistenti per il soccorso in mare.

Va detto subito, prima le due squadre si scatenino sugli spalti dei social, che la vicenda è complessa, le responsabilità chiamate in causa molte, le letture diverse a seconda dei criteri di analisi.

Stando ai soli vincoli giuridici, sembra di capire che la normativa in merito possa consentire interpretazioni diverse, fino a possibili ricadute penali per l’Italia, come ventilato dalla Spagna.

Poco sembra ci sia da discutere se il criterio di lettura è quello umanitario, che non può sopportare la rozza barbarie di un intervento come quello, speriamo provvisorio, del governo italiano, quando in ballo c’è la vita e la dignità minima di donne incinte, bambini e minori non accompagnati.

Se poi si volesse approfondire storicamente le origini di quanto sta avvenendo nella vicina Africa, molto ci sarebbe da dire sulle malefatte del colonialismo europeo – in cui si è particolarmente distinta la Francia – che non si è esaurito negli anni ’60, ma è proseguito con altri mezzi – finanziari, commerciali e anche militari, come in Libia nel 2011, ad opera di Francia e Gran Bretagna – fino ai nostri giorni.

Ma poiché sulla vicenda in corso c’è urgenza, meglio concentrarci sulla responsabilità della politica, letta alla luce dell’etica e dei diritti fondamentali. E non solo della disinvolta politica italiana, ma anche di quella dei “sonnambuli” nel resto dell’Europa, a Bruxelles e nelle capitali dei Paesi UE, Parigi compresa.

Da troppo tempo l’Unione Europea, sotto la pressione di molti suoi governi nazionali, tarda ad affrontare il problema, trincerandosi dietro il mancato affidamento di una chiara competenza in materia di movimenti migratori, ritenuti da molti – e oggi da Salvini in testa – di esclusiva responsabilità delle sovranità nazionali. E a poco sono valsi i tentativi della Commissione europea di distribuire più o meno equilibratamente nei Paesi UE i migranti approdati in Europa o di superare l’Accordo di Dublino, recentemente bloccato anche dall’Italia. Vedremo cosa capiterà in proposito al Consiglio europeo di fine mese.

L’Europa vive una vigilia calda che Salvini, con l’accordo complice di Toninelli, ministro alle infrastrutture, ha ulteriormente surriscaldato, forse non a caso, in una giornata di consultazioni elettorali. Un contributo del tutto fuori misura a surriscaldare il clima lo ha dato Emmanuel Macron, da un pulpito sbagliato: quello di un Paese nostalgico di una sovranità declinante e alla ricerca di una sovranità europea, cosiddetta “condivisa” e per ora fatta di parole e contraddetta nei fatti, in casa sua e in quella, oggi barcollante, dell’Europa che rischia, in questa ennesima crisi, di veder crollare suoi muri portanti: quelli della solidarietà e della cooperazione. Due valori fondativi che i governi francesi, e quello di Macron in particolare, hanno dimenticato, da Calais a Ventimiglia, da Bardonecchia ai porti francesi chiusi ovunque e anche nella disponibile Corsica, senza dimenticare le nuove severe normative adottate in Francia per i migranti, suscitando forti dissensi in seno allo stesso partito di Macron.

Nell’intervento a gamba tesa di Salvini molti hanno letto tempismo e astuzia; per altri è stata un’improvvisata furbata tattica, priva di una strategia di lungo periodo, che espone l’Italia a un pericoloso isolamento nell’UE e a contraddizioni difficili da sciogliere per chi invoca l’intervento di un’Europa contemporaneamente accusata di ingerenza nella politica nazionale.

Sullo sfondo resta netta l’impressione che l’ondivaga politica europea dell’Italia abbia preso in ostaggio qualche centinaio di migranti per lucrare sulla loro pelle qualche voto in più, cercando di occultare le proprie contraddizioni, scaricandole pericolosamente sull’Unione Europea.

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