Intelligenza alla prova nell’Unione 

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Una singolare coincidenza ha messo duramente alla prova in questi giorni l’intelligenza dell’Unione Europea. Due le protagoniste, l’intelligenza politica e quella artificiale: la prima alle prese con un groviglio di nodi problematici da sciogliere senza perdere altro tempo, la seconda oggetto di una difficile regolamentazione, senza impedirne la spinta innovatrice.

Sul primo versante i nodi sono complessi e sono ripartiti su tre fronti, tra loro interconnessi: quello politico-istituzionale, quello economico e finanziario e quello sociale.

Tra il 14 e il 15 dicembre, a meno di sei mesi dalle elezioni europee di giugno, si riunisce a Bruxelles il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo: all’ordine del giorno, un menù pesante, a cominciare dal piatto dei futuri allargamenti dell’Unione per una decina di Paesi, negli anni a venire. Impegnativa soprattutto la possibile apertura alla candidatura dell’Ucraina, Paese in guerra, da ricostruire oltre che da riformare; ma non facile nemmeno la decisione di accelerare l’ingresso dei Paesi balcanici in attesa di entrare da inizio secolo, per non parlare della Turchia, con la quale i negoziati di adesione iniziati nel 2005 sono attualmente sospesi.

Si annuncia ardua anche la decisione sul fronte economico-finanziario, con le deliberazioni sul futuro del Patto di stabilità e crescita, oggetto di forti contrasti tra i Ventisette, e per l’Italia non è detto che aiuti il rinvio della ratifica parlamentare del Meccanismo europeo di stabilità (MES), che divide le forze di maggioranza di governo. A questo si aggiunge la proposta della Commissione che insiste per un’integrazione del bilancio comunitario di 66 miliardi di euro, 50 dei quali a sostegno dell’Ucraina e altre risorse consistenti per il problema migranti, insieme con l’approvazione del bilancio UE 2024.

Sul versante sociale è attesa ormai da due anni l’adozione della proposta della Commissione europea per un “Patto migrazione” che affronti finalmente un tema che si fa sempre più drammatico e che, nel contesto dell’instabilità mondiale, non potrà che aggravarsi.

Ci vorrà molta “intelligenza politica” per trovare un consenso su tutto questo intreccio di problemi, dai quali dipenderà molta parte del futuro dell’Unione e della nostra vita quotidiana di cittadini. Soprattutto sarà necessario non lasciarsi ingessare da numeri e automatismi che, se da una parte sollevano la politica dalle sue responsabilità, dall’altra danneggiano economia e sviluppo con grandi rischi per la tenuta sociale e democratica dell’Unione. Un segnale chiaro in proposito verrà dal futuro “Patto di stabilità”, con la speranza che l’intelligenza lo salvi da tornare ad essere quel “Patto di stupidità” denunciato da Romano Prodi già vent’anni fa e di cui ha fatto una triste esperienza la Grecia.

Intanto da Bruxelles è arrivata la notizia che l’intelligenza politica congiunta di Commissione, Parlamento europeo e Consiglio dei governi nazionali ha trovato un’intesa sulla regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale (IA), straordinario strumento di sviluppo economico, ma con alti rischi di abusi e manipolazioni, in particolare per la nostra vita privata. È solo un inizio e va dato merito all’Unione Europea di aver fatto da apripista nel mondo, per USA, Cina e India in particolare, con l’obiettivo di definire un quadro normativo volto a proteggere i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale, stimolando le grandi potenzialità di innovazione in molti settori dell’economia e non solo.

Quella sull’intelligenza artificiale è una notizia di buon auspicio per l’Unione, meglio se sarà rafforzato nell’imminente Consiglio europeo dall’intelligenza politica dei Capi di Stato e di governo con decisioni coraggiose, dopo aver tanto tergiversato in questi anni difficili. 

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