Il Pilastro europeo dei diritti sociali è realtà

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Occupazione e crescite eque al centro dell’incontro a Göteborg tra i presidenti delle Istituzioni UE, i capi di Stato e di governo europei, parti sociali e altri interessati.

Vent’anni dopo il Jobs Summit del 1997, il 17 novembre a Goteborg, in Svezia, l’Unione europea ha raggiunto un importante risultato concreto: Parlamento europeo, Consiglio e Commissione hanno firmato la Proclamazione inter-istituzionale sul Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. Un primo passo in questa direzione era stato spronato dal Discorso sullo Stato dell’Unione che Juncker fece nel 2015, in seguito, nel 2017, le manifestazioni di interesse sono giunte sia dalla Commissione con il Libro Bianco sul futuro dell’Europa, sia dall’incontro dei 27 Ministri per gli affari occupazionali e sociali che hanno tentato di trovare un accordo sulle questioni sociali e di crescita equa.

Dopo anni di profonda crisi sociale che ha investito tutti gli Stati dell’Unione, è sempre più impellente un impegno congiunto per poterla superare: le importanti sfide che stanno riguardano il mercato del lavoro devono essere strutturalmente risolte, partendo, ad esempio, dalla formazione di lavoratori che abbiano le competenze necessarie per soddisfare la domanda dei datori di lavoro.

Queste esigenze già sono state messe in evidenza dalla riunione di Bratislava nel settembre del 2016, poi dalla riunione a La Valletta nel febbraio 2017 ed infine cristallizzate nella Dichiarazione adottata in occasione del sessantennale dal Trattato di Roma: al centro di tutti questi eventi la volontà che l’Unione europea sia anche, e soprattutto, sociale, attenta a garantire uguaglianza, equità e pari opportunità, nonché lo sviluppo sociale e culturale che coinvolga tutti i cittadini.

L’incontro di Goteborg non è stato un evento di sole dichiarazioni di principio, ma anche e soprattutto di carattere programmatico: infatti, sono state organizzate tre sessioni di lavoro su temi che richiedono una trattazione urgente e cioè la garanzia dell’accesso al mercato del lavoro, la tutela e l’implementazione di condizioni eque di occupazione e il sostegno alla transizione verso le nuove professioni del futuro.

Questo vertice si è quindi caratterizzato per un forte senso di pragmatismo e per una congiunta volontà di rendere sempre più effettiva e tangibile la dimensione sociale dell’Unione.

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