Il 27 maggio l’avventura europea continua…

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…speriamo anche grazie a qualche sorpresa positiva, alla capacità di tutti noi di lavorare per l’Europa uniti nella diversità e alla saggezza dei cittadini europei che si rifiuteranno di tornare indietro ai tempi bui della prima metà del ‘900.

Il voto del 26 maggio ci aiuterà a capire quale è lo stato di salute dell’Unione Europea, quale l’adesione dei suoi cittadini al progetto di integrazione europea, quali i progressi realizzati, quali le occasioni perse e gli errori fatti in questi quasi settant’anni di vita insieme e quali le strade per ricostruire la casa comune europea.

Abbiamo bene in mente, per limitarci all’ultimo decennio, quanto ci ha segnato la crisi economica,

la sua gestione squilibrata dall’ossessione della sola austerità che ha sacrificato il valore fondativo della solidarietà, ha accresciuto le disuguaglianze, aumentato la povertà e non ha dato risposte al dramma dei migranti.

La responsabilità principale di queste scelte è dei governi nazionali e dell’Unione intergovernativa delle Nazioni che hanno prodotto, ma è anche responsabilità delle Istituzioni europee che non hanno contrastato come avrebbero dovuto e – almeno in parte potuto – questa deriva nazional-populista. E’ stata troppo debole e sottomessa ai governi la Commissione europea e non abbastanza forte il Parlamento europeo, lasciando così troppo spazio al Consiglio dei ministri, alla Banca centrale e, nel caso della Grecia, anche al Fondo monetario internazionale.

Di questa deriva ha risentito e risente la nostra vita democratica: quella della democrazia rappresentativa, indebolita dalla crisi dei partiti e delle Istituzioni, e quella partecipativa – quella che interpella prevalentemente la società civile – che non è stata all’altezza delle sfide di questa difficile stagione dell’Europa.

Il 27 maggio sarà l’occasione per riaprire il cantiere della costruzione europea, ricchi degli insegnamenti del voto, della lezione di Brexit e del varco lasciato aperto alle destre nazionaliste e xenofobe.

Inizierà una nuova legislatura che ci porterà al 2024: un periodo ricco di cambiamenti geopolitici nel mondo, di nuovi equilibri politici in Europa e di profonde svolte nella società europea ed italiana.

Le prime novità le vedremo all’opera già nel prossimo semestre in occasione del ricambio totale di tutti i Vertici dell’Unione Europea: contiamo sui parlamentari che eleggeremo per soluzioni che favoriscano il progresso dell’Unione Europea, sbarrando la strada alle nostalgie delle destre nostalgiche e senza visione di futuro.

Ma toccherà anche a noi, soprattutto a noi.

Dobbiamo diventare protagonisti del processo di integrazione continentale e contribuire a disegnare una nuova Europa solidale e accogliente. Lo dovremo fare coniugando determinazione e pazienza, saldando memoria e visione del futuro, in un dialogo costante tra generazioni, investendo in particolare su quelle chiamate a costruire l’Europa di domani.

Dobbiamo ricominciare dalle scuole, cominciando dai più piccoli, naturalmente europei, a rischio di diventare leghisti crescendo. Dobbiamo cogliere l’occasione di un rilancio dell’educazione civica, che venga o meno riproposta ufficialmente nelle scuole. Dobbiamo condividere con dirigenti ed insegnanti una progettualità educativa strutturata nella durata e con una pedagogia attiva che non scopra l’emergenza delle elezioni solo alla vigilia del voto ma tutti i giorni dell’anno. Non possiamo non sostenere il movimento che propone un rafforzamento dell’insegnamento della storia e della geografia, elementi base per capire da dove viene questa Europa oggi se vogliamo cambiarla domani.

Dobbiamo sforzarci di lavorare insieme, ciascuno fedeli alla propria storia e vocazione, ma anche capaci di trovare di volta in volta intese operative per non sprecare le limitate risorse che abbiamo ed esprimere il grande potenziale innovativo di cui disponiamo.

Dobbiamo fare tutto questo in dialogo critico con le nostre Istituzioni democratiche, aiutandole ad esercitare maggiore democrazia ascoltando le voci della società civile da associare in una democrazia deliberativa che salga dagli enti locali a quelli nazionali fino a quelli europei.

Abbiamo davanti cinque anni di intenso lavoro. Cominciamo subito: con alcune prime proposte adesso e con iniziative comuni nei prossimi giorni.

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