I nodi del mondo sul tavolo dell’ONU

301

Si è conclusa a New York la 76ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove i leader dei Paesi del mondo hanno discusso durante una settimana dei grandi temi e dei grandi pericoli del  nostro Pianeta. Una sessione sotto particolare tensione, in cui hanno fatto irruzione con maggiore evidenza le prime debolezze di un sistema multilaterale in vigore dalla fine della seconda guerra mondiale. 

Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha aperto i lavori dell’Assemblea con parole più che allarmanti, mettendo in evidenza le grandi sfide e le gandi divisioni di questo particolare periodo: conflitti e terrorismo, cambiamenti climatici e insicurezza alimentare, incremento della povertà, dell’esclusione e delle disuguaglianze e la pandemia che continua a minacciare la vita e l’avvenire di tante popolazioni. 

Non solo, ma Guterres, in questo inquietante contesto, ha espresso tutta la sua preoccupazione per un mondo che si divide sempre più. Parole che, con intensità diversa, non smette di pronunciare da almeno tre anni a questa parte, facendo riferimento in particolare a quelle tensioni sempre più forti tra Cina e Stati Uniti. Tensioni che alimentano il rischio di un’insanabile frattura e di una nuova guerra fredda, il rischio di un mondo bipolare ostaggio di queste tensioni e incamminato verso due visioni diverse di regole economiche, commerciali, finanziarie e tecnologiche, verso approcci divergenti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e, alla fine, verso due strategie militari e geopolitiche opposte.

Molto atteso al riguardo, in particolare per l’Europa, il messaggio del Presidente democratico degli Stati Uniti, per la prima volta alla tribuna delle Nazioni Unite. Atteso non solo dopo i quattro anni dell’ «America first” di Trump, ma anche per dare concretezza a quel suo “America is back” (L’America è tornata), per spiegare, al di là dell’ossessionante interesse a contrastare la Cina, quali rapporti intende sviluppare con i suoi storici alleati, in Europa e nella NATO. Biden ha insistito all’ONU sul ritorno di un’America affidabile, pronta a collaborare con l’Europa sul clima, sulla sicurezza e la democrazia. Purtroppo, il traumatico ritiro dall’Afghanistan, le alleanze nell’Indo-Pacifico (AUKUS) e il caso dei sottomarini francesi non fanno altro che rafforzare dubbi al riguardo.

Altro punto importante all’ordine del giorno dell’Assemblea ONU è stato il cambiamento climatico. Anche qui Guterres non ha usato giri di parole è ha tirato il più accorato campanello d’allarme di sempre. Ha ricordato un recente rapporto dell’ONU, secondo il quale il Pianeta si sta avvicinando al riscaldamento di 2,7 gradi, molto superiore a quel limite di 1,5 gradi che gli scienziati hanno stabilito per evitare le peggiori conseguenze del cambiamento. Ultimo appello quindi ad un impegno politico e di cooperazione per la transizione, ma anche impegno finanziario nei confronti dei Paesi più vulnerabili, in vista della prossima Conferenza sul clima di Glasgow. Un impegno che il Presidente Draghi, nel suo intervento da Presidente del G20, ha chiesto a gran voce, sottolineando il ruolo guida che l’Unione Europea può ricoprire al riguardo.

Il tema della pandemia di Covid 19 ha, dal canto suo, puntato i riflettori sui vaccini. Anche qui le parole del Presidente Draghi riassumono le drammatiche differenze a livello globale: “Nei Paesi ad alto reddito, più del 65% della popolazione ha ricevuto almeno una dose. Nei Paesi più poveri, solo il 2%.. Queste disparità sono moralmente inaccettabili (…)”. 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here