I nazionalismi sveglieranno l’Europa?

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Alla vecchia Europa che sembrava stesse perdendo la memoria sembra stia venendo in soccorso una nuova Europa, allertata dai nazionalismi che le risorgono in casa e premono ai suoi confini.

Un allarme importante, e non colto appieno, fu già quello di Brexit nel 2016 quando un Paese, nostalgico del perduto impero, agitò con smisurato orgoglio il “mito funesto” della sovranità nazionale, con le conseguenze che oggi conosciamo.

Poco tempo dopo fu la volta dell’irruzione di Donald Trump a mandare al di qua dell’Atlantico il messaggio di un populismo esasperato che si sarebbe tradotto in quel “Prima l’America”, presagio di sconvolgimenti di alleanze e di crisi del multilateralismo costruito pazientemente nella seconda metà del secolo scorso.

Qualcosa di simile intanto cresceva da tempo nella Russia dello zar Putin, nostalgico della decaduta potenza sovietica e deciso a riconquistare spazio e ruolo politico, cavalcando il vento nazionalista in casa propria e oltre i confini, come ben sa l’Ucraina e come temono altri Paesi limitrofi.

Non ha perso l’occasione di cavalcare l’onda il neo-sultano Erdogan, riportando indietro le lancette dell’orologio della democrazia, come auspicava l’Unione Europea in vista di una problematica adesione della Turchia, ora rinviata sine die.

Non stupisce che, così accerchiata l’Unione Europea, ammaccata da un decennio di crisi economica e sociale, abbia visto crescere in casa propria partiti e movimenti sensibili alle sirene di molteplici populismi, impastati in una miscela nazionalista variamente interpretata dalle destre europee, tra loro logicamente ostili ma anche fintamente complici.

Un quadro questo che può aiutare a capire la vigilia elettorale europea e i movimenti in corso che sembrano svegliare l’Unione e i suoi sostenitori dal torpore in cui erano precipitati, nonostante tutte le buone carte che avevano da giocare dopo quasi settant’anni di riuscita vita comune.

Purtroppo in questi anni è mancata una narrazione convincente di quanto realizzato dall’Unione Europea nei confronti della quale, insieme a giuste critiche, hanno spesso prevalso informazioni distorte o sistematici occultamenti dei risultati raggiunti. Una deriva che ha alimentato nei cittadini una percezione negativa del processo di unificazione europea, cavalcata senza scrupoli da vasti settori della politica cui non sembrava vero attribuire al “capro espiatorio” di Bruxelles l’origine di ogni male. Questo anche quando l’origine era spesso da ricercarsi nei protagonisti della politica nazionale, restii ad assumersi la loro responsabilità.

Da questo clima hanno tratto beneficio soprattutto le ali estreme degli schieramenti politici, cui si sono aggiunti movimenti populisti non meglio collocabili nell’arco parlamentare, come il caso in Italia del Movimento Cinque stelle. In questo contesto, le destre hanno realizzato il maggiore incasso di consensi, particolarmente estensibili grazie a radicalizzazioni tendenti a posizioni di estrema destra come si sono venute configurando, all’interno dei Paesi, con forme accentuate di xenofobia e di intolleranza e, verso l’esterno, con l’ostilità verso istituzioni sovranazionali e il rifiuto di dialogo nelle sedi multilaterali.

L’Unione Europea, che ha finito spesso con diventare il bersaglio preferito di queste radicalizzazioni, comincia a vedere in azione i suoi anticorpi, quelli che oggi sono rappresentati non solo dai tradizionali partiti europeisti, ma anche da movimenti più recenti come quello dei Verdi e da nuove aggregazioni che si vanno formando al centro dello schieramento politico, come il movimento avviato in Francia da Emmanuel Macron.

Sarà importante che tutte queste forze politiche, rappresentate nella contesa elettorale in corso da nuovi innesti generazionali, traducano i rispettivi generosi manifesti in convergenti proposte politiche, concrete ed innovative, le sole in grado di ridare slancio a un progetto europeo cui non basta l’orgoglio del blasone per le cose fatte, ma per il quale è ormai necessaria una “manutenzione straordinaria” per riprendere la corsa verso il futuro.

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