I muri dell’Europa

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Quello che sta succedendo al confine tra Bielorussia e Polonia è difficile da definire se non con amare parole di incredulità e di umano disorientamento. Da alcuni mesi a questa parte infatti, il Governo di Minsk spinge con sempre maggiore pressione migliaia di migranti verso la frontiera polacca, con il raccapricciante obiettivo di alimentare tensioni e pressioni non solo sulla vicina Polonia, ma sull’insieme dell’Unione Europea. 

Migranti provenienti dal Medio Oriente, dall’Afghanistan o dalla Siria, vengono infatti usati come un’arma, come una barbara ritorsione e una diabolica risposta della Bielorussia alle seppur timide sanzioni europee, sanzioni dovute al non riconoscimento, da parte della comunità internazionale, della vittoria elettorale di Lukashenko nell’agosto 2020 e alla repressione esercitata senza tregua da quest’ultimo nei confronti di una opposizione che a tutt’oggi  non si arrende.

Migranti ai quali è stata fatta balenare la speranza che da Minsk sarebbero poi riusciti ad entrare nell’Unione Europea, spinti verso una frontiera polacca che si è ermeticamente chiusa e protetta con filo spinato. Varsavia dice di voler difendere i confini europei, ma ha allontanato giornalisti e associazioni della società civile dalla frontiera, ha schierato l’esercito, ha indetto lo stato di emergenza e ha ostinatamente rifiutato il sostegno dell’agenzia europea Frontex, quasi ad indicare che si tratta di una questione bilaterale. Non solo, ma Varsavia non si fa scrupoli, nei confronti di coloro che, con grandi difficoltà riescono ad attraversare la frontiera, ad effettuare respingimenti con pratiche contrarie al regolamento di Dublino e al diritto internazionale. E’ quindi in questa striscia di terra di frontiera che si gioca una partita drammatica sulla pelle di persone, uomini donne e bambini, che hanno l’unico torto di fuggire da conflitti e di aver creduto in un futuro migliore. 

Una situazione quindi molto tesa, che coinvolge non solo Bielorussia e Polonia, ma che ha sullo sfondo anche i rapporti già molto tesi fra Unione Europea e Russia, tanto da attirare l’attenzione e la preoccupazione della NATO.

Sta di fatto che questa crisi ha riportato in primo piano tutte le debolezze dell’Unione Europea nei confronti delle migrazioni e tutta la sua incapacità a far fronte comune ad una delle sfide più grandi del prossimo futuro. Senza dimenticare quello che succede ogni giorno nel Mediterraneo, pesano come macigni le recenti prese di posizione del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, volato a Varsavia per portare la solidarietà dell’Unione Europea alla Polonia. Una solidarietà brutale, indegna dei valori fondanti dell’Unione Europea, perché prevede la possibilità di finanziare con i fondi del bilancio europeo, muri e barriere per contenere i flussi migratori ad Est. Una possibilità che la Commissione europea aveva tentato di bloccare già nel Consiglio Europeo di ottobre, ma tornata prepotentemente in campo proprio con la Polonia, Paese sempre più in contrasto e ai margini dell’Unione Europea per quanto riguarda la sua adesione allo stato di diritto e al rispetto dei diritti fondamentali. 

C’è da augurarsi che, su questo tema, l’Unione Europea, le sue Istituzioni e i suoi cittadini abbiano un sussulto di dignità e non rinuncino ad uno dei valori più importanti sul quale sono state costruite, da settant’anni a questa parte, la pace e la democrazia. Sarà la prossima riunione del Consiglio dei Ministri a dirci che ne sarà di questi preziosi valori. 

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