Georgia: autobomba e problema profughi

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Mentre gli osservatori dell’UE prendono posizione in Georgia, un’autobomba è esplosa nei pressi del quartier generale degli osservatori di pace russi a Tskhinvali, capitale dell’Ossezia del Sud, e Amnesty International denuncia la difficile situazione dei profughi.
Secondo le prime informazioni disponibili, infatti, una Uaz parcheggiata vicino al quartier generale delle forze di pace russe è esplosa causando una decina di vittime: la morte di sette persone e il ferimento di altre tre. L’autoproclamato presidente dell’Ossezia del sud, Eduard Kokoity, ha immediatamente accusato i servizi segreti georgiani di aver organizzato l’azione terroristica: «Gli ultimi atti dimostrano che la Georgia non ha rinunciato alla politica del terrorismo di Stato. Non abbiamo alcun dubbio che questi atti di terrorismo sono stati compiuti dai servizi segreti georgiani» ha dichiarato Kokoity, aggiungendo che simili episodi «fanno fallire gli sforzi della comunità   internazionale per stabilizzare la situazione nella regione e ostacolano il piano di pace Medvedev-Sarkozy».
Intanto un Rapporto pubblicato da Amnesty International denuncia che perduranti problemi di sicurezza, ordigni inesplosi e distruzioni di proprietà   su vasta scala in alcune parti delle zone interessate dal conflitto di agosto continuano a pregiudicare il diritto di decine di migliaia di persone di tornare alle proprie abitazioni. Secondo la direttrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International, Nicola Duckworth, «sparatorie, saccheggi e attacchi su base etnica nell’Ossezia del Sud e nell’adiacente zona cuscinetto controllata dalla Russia stanno compromettendo le condizioni di vita di chi è rimasto e il diritto al ritorno dei georgiani che hanno lasciato quei territori».
Circa 163.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni a causa del conflitto, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR-UNHCR): 127.000 si sono dirette verso il resto della Georgia e 36.000 verso la Federazione russa; delle circa 127.000, solo 68.000 hanno potuto rientrare nelle proprie case, altre 5000 dovrebbero farlo entro la fine dell’anno e 23.000 nel corso del 2009. L’UNHCR ritiene perಠche almeno 31.000 persone potrebbero non far rientro in un periodo di tempo breve: 22.000 fuggite dall’Ossezia del Sud, 8000 da aree inaccessibili della zona cuscinetto e 1000 dall’Abkhazia.
I responsabili di Amnesty chiedono dunque alle autorità   russe e georgiane, così come a quelle che amministrano di fatto l’Ossezia del Sud, di compiere «ogni sforzo per garantire la sicurezza e fornire assistenza a tutti, senza discriminazione: chi è stato costretto a lasciare la propria casa deve poter tornare in condizioni di sicurezza, chi non puಠo non vuole farlo deve essere reinsediato altrove».

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