Fratelli tutti #3 – Senza fraternità, cosa resta di libertà e uguaglianza?

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Apice è lieta di presentare il terzo approfondimento del ciclo dedicato all’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, pubblicata il 4 ottobre scorso. Quattro commentatori analizzeranno alcune delle principali tematiche “civili” affrontate dal Pontefice nell’enciclica. Le analisi sono state pubblicate, a partire dal numero del 5 novembre, sul periodico cuneese “La Guida”, e successivamente riprese dal nostro sito.

Nel terzo approfondimento, che riportiamo integralmente di seguito, il magistrato Alberto Perduca approfondisce i temi della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità e della solidarietà.


Papa Francesco dedica il capitolo terzo di Fratelli tutti a Pensare e generare un mondo aperto. Dato il respiro che pervade anche questa parte dell’Enciclica, verrebbe da dire che l’umanità cui essa si rivolge è non solo la presente, credente e non, ma anche la passata e futura. E’ la riflessione sull’insieme di conquiste, sconfitte, limiti e prospettive del tormentato cammino della storia ad essere sollecitata. Così quando il capitolo terzo si sofferma su Libertà, Uguaglianza e Fraternità è difficile non riandare a quanto proclamato dalla Rivoluzione francese quasi 250 anni orsono ma poi tante volte fallito oppure attuato in modo inaccettabile. Il punto è che sia la libertà che l’uguaglianza sono valori fragili e che anche se sanciti formalmente – e ciò nel mondo ancora non sempre avviene -, senza la loro cura costante stentano ad inverarsi o peggio degenerano.  

Affinché ciò non accada, avverte Francesco, occorre il fermento della fraternità in quanto essa ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza. Senza di questa la libertà finisce infatti per immiserirsi a condizione di solitudine, di pura autonomia per appartenere a qualcuno o a qualcosa, o solo per possedere e godere; mentre l’uguaglianza può facilmente ridursi a privilegio di soci di mondi chiusi.  Quanto al significato di fraternità, già in esordio di Enciclica il Papa lo coglie nel pensiero di Francesco d’Assisi secondo cui è beato colui che ama l’altro “quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui”. Mentre poco dopo aggiunge che è proprio il riconoscimento della dignità di ogni persona umana – immensa, come precisato in altro passaggio – a poter far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità. Come con grande lucidità si è scritto, riprendendo una simpatica espressione di Henri Bergson, libertà e uguaglianza «sono due sorelle che litigano» e che alla fine hanno bisogno di qualcuno che le accordi tra loro. È questa la funzione della fraternità. Quegli ideali, desiderati a lungo e raggiunti dopo molte sofferenze, hanno prodotto in realtà nuove forme di disuguaglianza e di schiavitù, a causa della mancanza della funzione regolatrice della fraternità, a lungo trascurata (L.Narvja, Libertà, uguaglianza. Un’alternativa al neoliberismo e al neo-totalitarismo, La Civiltà Cattolica, 2018, II 394-399).

Il tempo dovrebbe però esser maturo perché quantomeno l’aspirazione alla fraternità venga accolta dall’umanità, credente e non ma tutta insieme alle prese con crisi vecchie e nuove che rendono incerto e cupo il futuro del pianeta. Innanzitutto perché la crescita delle interdipendenze tra persone, comunità e Stati è giunta a livelli sconosciuti nel passato rendendo sempre più stretta la comunanza di destino. E poi perché la stessa evoluzione dei diritti fondamentali rafforza la consapevolezza che non basta affermarli in astratto ma che occorre il continuo impegno, di individui ed autorità, per renderli concreti. Già nel 1948, al termine di un trentennio devastato da due guerre mondiali, è la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 non solo a stabilire che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo ma anche promuoverne l’universale (..) rispetto. Poco più di cinquant’anni dopo, nel 2000, tocca alla Carta dei diritti fondamentali a sancire con ancor più nettezza che l’Unione europea si fonda, sui valori indivisibili ed universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e solidarietà, (..) mette la persona al centro della sua azione e collabora alla salvaguardia e allo sviluppo di questi valori comuni. Del resto neppure la nostra Costituzione si limita a garantire i diritti inviolabili dell’uomo. Anzi, con lungimiranza, da un lato richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale e dall’altro fissa quale preciso compito della Repubblica di rimuovere gli ostacoli (..) che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

La solidarietà, che si ritrova nella Carta europea e nella Costituzione italiana e che l’Enciclica definisce come virtù morale e atteggiamento sociale al servizio degli altri – non è sinonimo della fraternità, l’una essendo fondata sull’appartenere alla stessa famiglia umana e l’altra (anche) sull’essere figli dello stesso Padre. Certo è che presa sul serio, la solidarietà di tutti, tanto più se lievitata dalla fraternità dei credenti in quel dialogo con le persone di buona volontà desiderato da Papa Francesco, fa sperare che un mondo migliore sia possibile. 

Per approfondire: il testo completo dell’enciclica “Fratelli tutti”

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