Europa, tra Russia e Stati Uniti

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In questa Europa divisa e disorientata si respira di nuovo aria di guerra fredda. Gli Stati Uniti hanno infatti confermato e attuato la loro intenzione di uscire dallo storico Trattato INF (Intermediate Range Nuclear Forces – Trattato sulle forze nucleari intermedie), firmato nel lontano 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov.  Esso proibiva ad entrambe le parti la produzione e il dispiegamento di tutti i missili nucleari basati a terra con raggio d’azione compreso tra i 500 e i 5.500 chilometri. Non solo, ma per la prima volta nella storia dei tentativi di disarmo, è stato il primo accordo ad impegnare i firmatari alla distruzione fisica degli armamenti: Washington distrusse i missili Pershing e Cruise dispiegati in Europa, Mosca distrusse i sui SS-20 orientati verso i paesi della NATO.

Era quindi un accordo che, sebbene limitato,  annunciava un rallentamento della guerra fredda, la definizione di nuove e più distese  relazioni fra Est e Ovest e permetteva di credere a possibili limiti alla corsa agli armamenti.

Tuttavia, da quel lontano 1987 molta acqua è passata sotto i ponti della Storia. In primo luogo, la caduta dell’Unione Sovietica, con le sue traumatiche conseguenze identitarie e nostalgiche, la dissoluzione del Patto di Varsavia e l’adesione di molti Paesi dell’Europa centro-orientale all’Alleanza Atlantica e all’Unione Europea, la definizione di un nuovo ordine mondiale e l’emergere di nuove potenze globali sulla scena internazionale, fra cui, in questi ultimi anni, la stessa Russia e soprattutto la Cina, senza dimenticare un lento ma costante indebolimento del multilateralismo e della legittimità delle Istituzioni che lo rappresentano.

Il ritiro degli Stati Uniti, sostenuto dalla NATO, e la sospensione dell’accordo INF, giustificati dalle accuse alla Russia di ripetute violazioni dell’accordo, (le stesse accuse che la Russia rivolge agli Stati Uniti)  si inserisce quindi in un contesto oggi alquanto mutato, ma che riporta, oggi come allora, l’attenzione sulla sicurezza e sulla difesa dell’Europa, teatro principale dell’accordo INF e di nuovo a rischio di manovre di destabilizzazione.  L’Europa sarà quindi sempre più confrontata alla necessità di sviluppare una maggiore indipendenza per la sua sicurezza e la sua difesa, visti anche i continui richiami di Trump ad una maggiore responsabilizzazione e impegno finanziario da parte degli alleati  europei, con il rischio di creare o allargare una frattura fra i membri dell’ Alleanza Atlantica.

Le reciproche accuse vertono, da parte americana sui nuovi missili russi Navator 9M729, i quali, per la loro lunghezza di gittata, potrebbero colpire l’Europa occidentale e, se piazzati in Siberia, anche le coste occidentali degli Stati Uniti ; da parte russa invece l’accusa è diretta al sistema di difesa anti-missile già installato dagli Stati Uniti in Romania (e in futuro anche in Polonia), il quale sarebbe in grado di lanciare non solo missili difensivi ma anche missili Tomahawk dotati di testate nucleari.

Le conseguenze in prospettiva di una simile situazione sono alquanto inquetanti :   il rischio di un’accelerazione della corsa al riarmo nucleare fra grandi potenze, libere da ogni vincolo, diventa sempre più probabile, e sarà una corsa che non riguarderà solo Stati Uniti e Russia, ma che coinvolgerà, in una confronto strategico globale, anche la Cina. Quest’ultima infatti, ha, dal 2008 ad oggi, più che raddoppiato la sua spesa militare, situandosi al secondo posto dopo gli Stati Uniti e prima della Russia nella graduatoria mondiale.

Una prospettiva quindi che non lascia ben sperare nemmeno per un altro accordo sulle armi nucleari fra Stati Uniti e Russia, firmato nel 2010, il cosiddetto ” New Start”, il quale prevede che i due Paesi non superino le 1.550 testate nucleari ciascuno. L’accordo scade nel 2021 e forti sono i dubbi sul suo rinnovo, lasciando in tal modo le mani libere ai suoi firmatari. Ricordiamo qui che Russia e Stati Uniti detengono, insieme, circa il 93% delle armi nucleari mondiali.

Mai come oggi quindi, la pace nel mondo, è di nuovo a rischio.

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