E quest’anno sarà caldo anche l’autunno

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Gli ingredienti per un autunno molto caldo ci sono già quasi tutti, questa volta non per la meteo – anche se visto lo stato di salute del pianeta nulla si può escludere – ma per il futuro dell’economia e della politica in Europa e in Italia.

L’Unione Europea è alle prese con una transizione a tutto campo: salvo imprevisti, tutto potrebbe capitare insieme nella notte tra fine ottobre e inizio novembre. Sarà la notte di Halloween, la festa dei morti per i redivivi pagani celtici; la festa di Ognissanti per i cattolici rimasti: il trionfo della paura o l’invocazione della speranza.

A quella data si sono dati appuntamento il probabile schianto di una Brexit senza accordo con il continente , il totale ricambio dei Vertici UE e un rinnovato intervento della Banca centrale europea per arginare un rischio di stagnazione economica annunciato dalle previsioni in provenienza da Germania e Italia. E con l’Italia che, per non farsi mancare niente, proprio attorno a quella data che è anche quella della presentazione della legge di bilancio, potrebbe permettersi il lusso di interrompere una legislatura sgangherata e andare ad elezioni politiche anticipate.

A questa agenda non proprio banale si aggiunga quanto potrebbe succedere ancora, in questo anno di disgrazia, in provenienza da oltre-Atlantico, dove a nord Trump non baderà a spese in vista della sua rielezione e a sud dove Bolsonaro in Brasile e populisti di vario colore nel resto dell’America latina ci metteranno del loro, senza sottovalutare le turbolenze che covano in Asia.

Ma adesso facciamoci bastare la nostra piccola Europa, alle prese con rischi di stagnazione economica e di instabilità politica, alimentata da governi che traballano su coalizioni fragili un po’ ovunque, con la sola provvisoria eccezione della Francia, blindata da un presidenzialismo di sapore bonapartista.

Nell’UE i segnali che vengono dall’economia, e in particolare dai dati delle esportazioni e da quelli della produzione industriale, non sono incoraggianti e annunciano tassi di crescita sotto l’1% e una stagnazione del volume delle ore lavorate, in crescenti condizioni di precariato e di contratti di lavoro a tempo ridotto.

È in queste condizioni che l’UE, con i suoi nuovi massimi responsabili, dovrà governare lo sconquasso previsto dalla Brexit di Johnson, le tensioni provocate dai dazi di Trump e le turbolenze monetarie che potrebbero essere innescate dalle decisioni cinesi. Senza dimenticare l’urgenza, ormai non più rinviabile come appena ricordato dal recente rapporto ONU, di affrontare l’emergenza climatica, non a parole ma assumendone anche i costi economici che s’impongono.

Ed è in questo contesto economico che si colloca la crisi politica italiana, dopo poco più di un anno di governo rissoso su tutto che ha incassato, giorno dopo giorno, risultati in caduta libera per il futuro sviluppo dell’Italia e alti tassi di inaffidabilità agli occhi dei partner europei, culminati con la rottura dell’alleanza verde-giallo in occasione della elezione della Presidente della Commissione europea.

Il tutto alla vigilia di una difficile legge di bilancio, con l’incubo dell’aumento dell’Iva, tale da giustificare il sospetto che sia questa la ragione vera di una crisi addotta con altre motivazioni, peraltro già ampiamente riscontrabili nei mesi passati e sempre rinviata per mancanza di un coraggio politico, adesso assente del tutto nel momento della verità, quella scritta dai numeri della finanziaria e da quelli dello spread invece che dai facili tweet della propaganda.

L’autunno sarà così per tutti, per le nuove guide dell’UE e per le forze politiche italiane, di maggioranza e minoranza, il momento della verità e sarà per i cittadini l’occasione di decidere quale futuro vogliono per sé e per le future generazioni.

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