Difficoltà   della politica migratoria europea

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Contrasto dell’immigrazione illegale, selezione qualitativa dei flussi d’ingresso di immigrati in base alle esigenze europee, migliore integrazione dei cittadini di Paesi terzi residenti regolarmente nell’UE: su questi tre pilastri si basa la politica migratoria europea ormai da qualche anno. La sua realizzazione è perಠmolto più complessa di quanto puಠapparire, per vari motivi e responsabilità  .
Innanzitutto la difficoltà   di definire una politica migratoria comune a tutti gli Stati membri. Avviata con il Consiglio europeo di Tampere nel 1999 e rilanciata col Programma dell’Aia nel 2004, la politica comune è stata una delle priorità   delle istituzioni europee nel corso degli ultimi due anni, ma inizia ad avere caratteri comunitari quasi esclusivamente in materia di contrasto dell’immigrazione illegale, per tutto il resto gli Stati membri dell’UE continuano a difendere strenuamente la loro sovranità  .
Varie le iniziative in atto sul fronte dell’immigrazione illegale, e «fronte» è termine appropriato dato che si stimano quasi 10.000 vittime delle migrazioni verso l’UE negli ultimi 20 anni, circa 1600 nel corso del 2006 e 960 nei primi otto mesi del 2007. L’Agenzia europea per il controllo delle frontiere (Frontex, con sede a Varsavia), in pochi mesi di attività   ha già   coordinato diverse operazioni congiunte di pattugliamento costiero. Inoltre, su indicazioni della Commissione e del Consiglio europeo, dovrebbe avviare un Rete di pattugliamento e un Sistema europeo di sorveglianza, oltre che un’assistenza operativa per migliorare la capacità   degli Stati membri dell’UE di gestire i flussi illegali d’ingresso. Se da un lato, perà², controlli più intensi riducono quantitativamente i flussi illegali delle migrazioni, dall’altro aumentano i rischi per i migranti perchà© spingono gli organizzatori dei traffici a ricercare nuove e più pericolose vie d’ingresso. Un grave problema umanitario che l’UE non puಠsottovalutare, e infatti, come dimostrato dal primo Vertice Europa-Africa svoltosi nel novembre 2006 a Tripoli, l’UE chiede ai principali Paesi di provenienza e transito dei flussi migratori maggior cooperazione nel controllo delle frontiere e nel rispetto degli accordi di riammissione. Una sorta di delocalizzazione dei controlli sulle migrazioni illegali che andrebbe perಠmonitorata meglio dall’UE: le ispezioni svolte in alcuni Paesi nordafricani dalla delegazione del Parlamento europeo e varie denunce di organizzazioni umanitarie mostrano gravi violazioni dei diritti umani nelle pratiche di contrasto delle migrazioni e condizioni inaccettabili nei Centri di trattenimento per migranti.
Quello dei luoghi di detenzione amministrativa per gli immigrati illegali è un problema che investe anche l’UE al suo interno: negli oltre 170 Centri esistenti in tutta Europa sono state rilevate gravi violazioni di diritti fondamentali nonchà© enormi differenze di trattamento. Per questo la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva, attualmente al vaglio del Parlamento europeo, per definire regole comuni sui rimpatri che prevede un fermo massimo di 18 mesi: le critiche espresse da forze politiche e sociali sono perಠnumerose, perchà© si ritiene comunque un termine esagerato per procedere alla semplice identificazione del migrante.
Altro aspetto della politica europea è poi quello della selezione all’ingresso. A tale proposito, la Commissione europea ha annunciato l’imminente presentazione di una proposta che prevede l’istituzione di una «Carta blu» per l’ingresso legale e agevolato (ispirata alla «Carta verde» statunitense). Secondo il commissario europeo responsabile per Libertà  , Sicurezza e Giustizia, Franco Frattini, attualmente «l’85% dei lavoratori non qualificati va verso l’UE e solo il 5% negli USA, mentre il 55% del lavoro qualificato si dirige verso gli USA e solo il 5% verso l’UE». L’intenzione è dunque di invertire questa tendenza, ma esistono due rischi principali: quello di creare una sorta di «tratta globale dei cervelli» e quello che, nel selezionare qualitativamente l’immigrazione, si determini anche un diversa garanzia di diritti fondamentali, ai danni di quella maggioranza di migranti che sono già   più deboli perchà© poco qualificati. Senz’altro più «egualitaria» pare essere la proposta della Commissione di facilitare e incoraggiare la «migrazione circolare e temporanea», intensificando la collaborazione con i Paesi di provenienza dei migranti.
Restano poi da definire regole comuni europee per quei 18,5 milioni di cittadini di Paesi terzi che secondo stime dell’UE già   vivono e lavorano regolarmente in territorio europeo. L’integrazione di questi cittadini va migliorata in tutti gli Stati membri, secondo il recente Rapporto su migrazioni e integrazione presentato dalla Commissione europea, perchà© permangono discriminazioni in molti ambiti della vita sociale ed economica.
Come osserva il commissario europeo per l’Occupazione e gli Affari sociali Vladimir àƒâ€¦à‚ pidla, «non si tratta di scegliere tra un futuro con o senza immigrazione», perchà© «il mercato del lavoro europeo avrà   inevitabilmente bisogno di nuovi migranti». Il vero problema, nota giustamente àƒâ€¦à‚ pidla, «sarà   riuscire a integrare gli immigrati di oggi e di domani, inserirli cioè non solo nel mondo del lavoro ma anche in tutte le sfere delle nostre società  »

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