Democrazia e solidarietà nella nuova Europa

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È partita bene la nuova legislatura europea che porterà l’UE verso il 2024. E’ stato un buon viatico per la futura vita democratica il forte incremento di partecipazione, anche se solo un cittadino europeo su due si è recato alle urne: segno che per la democrazia nell’Unione resta ancora molto da fare.

Senza dimenticare però che siamo alle prese da quasi settant’anni con un tentativo inedito nella storia del mondo: quello di costruire progressivamente una difficile “democrazia tra le nazioni”, un’impresa molto più impegnativa di quella, già non facile, di salvaguardare una democrazia traballante all’interno di ciascun Paese.

Chi, anche giustamente, denuncia un “deficit democratico” nelle Istituzioni UE dovrebbe guardare quanto avviene in casa propria, non solo in Polonia e in Ungheria, ma anche in Paesi di solida tradizione democratica come Francia, Regno Unito o in Paesi di più recente democrazia come in Spagna e anche in Italia.

La Francia resta un Paese a regime presidenziale a forte dominante centralista e poco sensibile alle voci dei corpi intermedi; il Regno Unito ha dato in questi ultimi tempi ampi segni di malessere democratico, senza riuscire a cavalcare il cavallo pazzo del referendum azzardato di Brexit. La Spagna, che ha ritrovato la democrazia nel 1975, è incappata in vicende complesse al suo interno con la conseguenza di una irrisolta instabilità politica, in particolare senza riuscire per ora a dare una risposta alla domanda di autonomia catalana.

Dell’Italia sappiamo: riconquistata la democrazia nel secondo dopoguerra, forte di una Costituzione largamente condivisa, il nostro Paese registra da tempo inquietanti erosioni della sua vita democratica con la prevalenza del potere esecutivo su quello legislativo e le tensioni permanenti con il potere giudiziario, i limiti di una effettiva libera informazione e la scarsa partecipazione dei suoi cittadini alla vita politica, accusata di corruzione e di gestioni autoritarie.

Tutto questo non per sottovalutare le debolezze della vita democratica nell’UE: piuttosto per sottolineare che il problema è universale e poco vale consolarsi con il bue che dice cornuto all’asino, mentre sarebbe bene che entrambi gli animali si accordassero per migliorare la situazione. Cosa possibile nell’UE e negli Stati membri se si mostrasse coerenza con i principi e i valori affermati in apertura di Trattati o di Costituzioni, senza bisogno di urgenti rivoluzioni, poco praticabili nel clima politico attuale.

Tra questi principi e valori, che affiancano quello della democrazia e dello Stato di diritto, figura in buona posizione quello della solidarietà che della democrazia è un ingrediente essenziale, dopo la giustizia naturalmente. Non vi può essere infatti duratura convivenza democratica se le crescenti disuguaglianze tolgono dignità al cittadino e alimentano focolai di tensione e, domani, prevedibili conflitti.

I risultati elettorali incassati nell’UE dai gruppi politici “europeisti”, dai Popolari ai Socialisti, dai Liberali ai Verdi, dovrebbero consentire la formazione nel Parlamento europeo di una larga maggioranza attenta ai valori della democrazia e della solidarietà, in grado di arginare la deriva sovranista congelata sulla soglia del 25% dei consensi. Una dinamica politica che potrebbe smuovere progressivamente almeno alcune posizioni dei governi nazionali, in maggioranza conservatori, quando non di destra anche estrema.

Ci sono i numeri per un rilancio della vita democratica nell’UE e di una ripresa delle politiche sociali: due condizioni imprescindibili per continuare il cammino tutto in salita verso un’Unione politica da non rimandare alle calende greche.  

1 COMMENTO

  1. Petite précision qui n’est pas sans importance : le gouvernement espagnol n’est pas confronté à une demande d’autonomie que la Catalogne a déjà largement comme d’autres régions/nations à l’intérieur de l’Espagne mais à une demande d’indépendance ce qui est radicalement différent !

    Un grand salut de Bruxelles !

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