Cronaca di un anno di svolta e di cambiamento

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Siamo ormai alle ultime battute di un anno intenso, che ha segnato non pochi sconvolgimenti sulla
scena europea e internazionale e ha messo in evidenza antiche e nuove sfide difficilmente e
pericolosamente rinviabili.
Innanzitutto è stato un anno che ha visto, il 24 febbraio scorso, irrompere la guerra in Europa. Il
risveglio brutale della Russia con l’invasione dell’Ucraina, ha riportato, alle nostre immediate
frontiere, distruzioni, crimini di guerra, migliaia di vittime civili, sfollamenti e migrazioni. La pace
europea, costruita con fatica per più di settant’anni, è andata in frantumi, rivelando fragilità e
debolezze di un’Unione ancora in sofferta costruzione e senza una politica estera comune. Se da una
parte è stata offerto all’Ucraina e alla Moldavia lo statuto di Paese candidato all’adesione UE,
dall’altra sono riaffiorati interrogativi sulla sicurezza stessa dell’Europa, sono aumentate le spese
militari per la difesa nei vari Stati membri, in particolare per quanto riguarda la Germania, mentre
due Paesi UE, Svezia e Finlandia, storicamente neutri, hanno chiesto l’adesione alla NATO.
Un’evoluzione che, se da una parte ha rafforzato il ruolo della NATO e, al suo interno, il ruolo degli
Stati Uniti nella difesa europea, dall’altra ha messo fra parentesi il progetto di autonomia strategica
dell’Unione.
La guerra ha svelato inoltre tutte le interdipendenze globali, dalla sicurezza alimentare alla
dipendenza energetica dalla Russia, ridisegnando sulla carta geografica nuove rotte di
approvvigionamenti, nuovi rapporti fra gli Stati e nuovi attori decisi a giocare la loro parte sulla scena
internazionale. E’ il caso ad esempio della Turchia, rivelatasi un abile mediatore non solo per i suoi
rapporti con Mosca e Kiev, ma anche per la conquista di un riconoscimento internazionale, sempre
utile per future mire egemoniche oltre confine. Utile ricordare qui come, nei mesi scorsi, la tensione
sia risalita alla frontiera turca con la Siria nei confronti dei curdi.
In questo scenario in movimento, la Cina occupa un posto di crescente interesse. Il Ventesimo
congresso del Partito comunista cinese ha riconfermato per la terza volta la leadership di Xi Jinping,
la sua politica autoritaria e il suo progetto politico, economico e commerciale della Nuova via della
seta. Un progetto strategico che mette direttamente in competizione Pechino con Washington, con
tensioni spesso giunte a livelli inquietanti, soprattutto durante la scorsa Presidenza di Donald Trump.
Per la prima volta tuttavia Joe Biden e XI Jinping si sono incontrati durante il Vertice del G20 a Bali nel
novembre scorso, e hanno fatto prove di dialogo. Fra i temi affrontati, oltre alla guerra in Ucraina,
Taiwan e i diritti umani, spiccavano soprattutto questioni di cooperazione su sfide globali, quali ad
esempio i cambiamenti climatici e la sicurezza alimentare e sanitaria. Una prospettiva volta alla
distensione e, se possibile, alla gestione responsabile della competizione in corso, ma anche una
prospettiva che chiama l’Europa, con urgenza, a definire la sua posizione e il suo ruolo al riguardo.
In Medio Oriente il 2022 è stato soprattutto segnato dalle manifestazioni di libertà in Iran. Iniziate a
settembre e malgrado la forte repressione, non accennano a diminuire e rivelano sempre più una
messa in discussione storica del regime iraniano. Cosa non da poco anche in termini di stabilità
interna del paese e della regione e in un contesto globale in cui si delineano o si rafforzano nuove o
antiche alleanze. Non solo, ma è in questo contesto che l’Iran sembra continuare il suo cammino
verso la costruzione dell’arma nucleare.
Il 2022 è stato anche anno di altre guerre e di arretramento nel percorso democratico di molti paesi ,
soprattutto in Africa. Doppio colpo di stato in Burkina Faso, insediamento militare in Guinea e in
Mali, guerra nella Repubblica Democratica del Congo, conflitti in Cameroun e Centrafrica. Tanti sono
ancora, nel 2022, le guerre e i conflitti che spargono dolore e migrazioni nel mondo.

Infine, dal 15 novembre, secondo le stime delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale ha raggiunto
gli 8 miliardi di persone, un miliardo in più rispetto al 2011. Una cifra che rispecchia anche tutte le
sfide del futuro, dalla pace alla sicurezza alimentare, dalle migrazioni ai cambiamenti climatici, dalle
crescenti disparità al rispetto dei diritti fondamentali.
Sfide che rivelano tutta l’importanza di costruire, sulla scia di questo mondo che cambia
rapidamente, le Istituzioni adeguate per una nuova cooperazione e un nuovo dialogo e ascolto fra i
popoli della Terra.

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