MES, messaggio dalla Germania per l’Italia

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Forse non è stata una coincidenza, prima la decisione della Corte costituzionale tedesca da Karlsruhe, favorevole all’adozione del “Meccanismo europeo di stabilità” (MES) e, poco dopo,  l’invito da Francoforte della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, alla ratifica del MES da parte dell’Italia. 

Si tratta di una vicenda complessa con un percorso carsico che molti in Italia speravano morta e sepolta, tornata adesso sul tavolo del governo che ha subito cercato di disfarsene rinviando la decisione della ratifica al Parlamento.

Proviamo a riassumere. Il MES è uno strumento intergovernativo creato dieci anni fa dai 19 Paesi dell’eurozona per venire in soccorso a Paesi in difficoltà finanziarie, come fu allora il caso di Grecia, Irlanda e Portogallo. Dispone di un capitale di 700 miliardi di euro, di cui 125 sottoscritti dall’Italia e può fornire prestiti a tassi ridotti, autorizzati con decisione a maggioranza dai ministri delle finanze, a fronte di condizioni molto impegnative per i Paesi debitori. 

E sta proprio in queste condizioni la chiave del problema, che spiega perché sia stato poco attivato e perché l’Italia ad oggi sia il solo Paese a non averlo ratificato. Inizialmente le condizioni imposte erano molto pesanti, configurando una sorta di commissariamento dell’economia nazionale e un vincolo sulla riduzione della spesa pubblica, con l’obiettivo di una ristrutturazione del debito, quel macigno di 2mila 800 miliardi che grava sulle finanze pubbliche italiane.

Il suo primo uso, fortemente segnato dalle politiche di austerità del decennio scorso, ha marchiato negativamente il MES, tenendone lontani i Paesi dell’eurozona, né le successive modifiche in senso meno vincolante e a condizioni più favorevoli ne ha reso più facile l’utilizzazione, nemmeno quando è stato  ridisegnato per finanziare la spesa sanitaria nella lotta contro la pandemia.

In considerazione di questi vincoli l’Italia, con i suoi ultimi governi ha preferito rinviare la ratifica in attesa della decisione tedesca, quella appena intervenuta, costringendo adesso il nuovo governo ad affrontare il problema. 

E qui le cose si complicano perché le forze politiche dell’attuale maggioranza, e non solo, da sempre si sono dichiarate contrarie alla ratifica del MES, la cui ratifica è necessaria perché possa essere attivato nell’eurozona, pena bloccare anche il completamento dell’Unione bancaria che prevede misure di salvaguardia in caso di crisi delle banche, con il rischio di isolare l’Italia, esponendo se stessa e i partner europei a non disporre di un importante strumento in caso di emergenza finanziaria. Di qui l’annuncio del governo di rinviare la decisione della ratifica al Parlamento, insieme con l’impegno di non farvi in nessun caso ricorso.

Dopo la messa in guardia della Banca centrale europea, orientata a un progressivo aumento dei tassi di interesse e a limitare i suoi acquisti di titoli di debito nazionali, con conseguenti costi aggiuntivi per il debito pubblico italiano, sarebbe molto azzardato per l’Italia non ratificare il MES, rompendo la solidarietà europea proprio nel momento in cui l’Italia potrebbe essere sotto attacco dei mercati e dover dimostrare che il suo debito è su un “percorso di sostenibilità”.

E’ di buon auspicio, per la ratifica italiana del MES, l’avvenuta revisione di capitoli importanti  della legge di bilancio a seguito delle correzioni richieste da Bruxelles, con il risultato di una crescente intesa con le Istituzioni comunitarie che fa ben sperare anche in vista della riforma, entro fine 2023, di quel “Patto di stabilità” sospeso dal 2020 e che l’Italia ha tutto interesse a negoziare in condizioni di credibilità, tali da rassicurare i nostri partner e, con loro, i mercati finanziari.

1 COMMENTO

  1. Con la ratifica del MES della Germania, il segnale è forte e chiaro. La strada è segnata. Sarebbe suicida non ratificare. E’ auspicabile il passaggio parlamentare sia viatico alla ratifica senza titubanze pena gravi conseguenze per l’Italia.

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