La perdita di biodiversità avanza a un ritmo allarmante, mettendo a rischio gli ecosistemi e la qualità della vita globale. Tuttavia, le attività umane stanno mettendo a rischio un milione di specie. Ogni giorno fino a 200 specie si estinguono. Secondo il Forum Economico Mondiale, quasi la metà del PIL globale dipende dalla natura, evidenziando l’urgenza di preservarla per garantire il nostro futuro economico e ambientale.
L’Unione Europea si pone come modello per affrontare la crisi della biodiversità, costruendo un futuro in equilibrio con la natura. Ha adottato, infatti, una serie di iniziative cruciali, previste dalla Strategia sulla biodiversità per il 2030, elemento fondamentale all’interno del Green Deal europeo.
Presentata nel maggio 2020, la Strategia punta a ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi degradati entro il 2030, con azioni che includono:
- Aree protette: sarà tutelato almeno il 30% delle superfici terrestri e marine dell’UE, espandendo le zone Natura 2000.
- Riduzione dei pesticidi: si prevede un taglio del 50% nell’uso e nel rischio dei pesticidi.
- Piantumazione di alberi: si andranno a piantare 3 miliardi di nuovi alberi in tutto il territorio dell’Unione.
- Investimenti: si stanzieranno 20 miliardi di euro all’anno tramite fondi europei, nazionali e privati per promuovere la biodiversità.
A livello internazionale, l’UE sostiene convenzioni come quella sulla diversità biologica e sul commercio di specie minacciate. In vista della 16ª Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP16), tenutasi tra ottobre e novembre 2024 in Colombia, l’UE ha ribadito il suo ruolo di leadership, puntando su accordi ambiziosi per la protezione della natura. Tra i punti chiave delle conclusioni, l’UE si impegna a istituire un sistema solido e trasparente per valutare i progressi compiuti nell’attuazione del piano globale, inoltre il Consiglio sostiene finanziariamente il ruolo del Fondo mondiale per l’ambiente e accoglie con favore la creazione di un Fondo specifico per la biodiversità. L’UE ha inoltre ribadito il sostegno al Protocollo di Cartagena, che mira a garantire la sicurezza nella manipolazione degli organismi viventi modificati, e al Protocollo di Nagoya, che promuove la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche.
La COP16 è stata definita “prima COP di attuazione“, in quanto rappresenta un banco di prova per valutare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi fissati alla COP15 nel 2022. Tra questi, spiccano non solo la protezione di un terzo del pianeta, ma anche l’integrazione della biodiversità nelle politiche nazionali e locali, il contrasto al degrado degli ecosistemi e il rafforzamento delle misure di biosicurezza.
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