Cancellare Gaza, con il silenzio assordante della comunità internazionale

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Sono diventate da tempo insostenibili le immagini che ci giungono da Gaza dove, sotto i nostri occhi, si sta compiendo  un vero e proprio massacro del popolo palestinese. Un tragico obiettivo che non ammette tregua, portato avanti con determinazione nell’immobilismo della comunità internazionale, con il rischio di diventare una pesante complicità.

Non mancano tuttavia i campanelli d’allarme e le pressanti richieste delle organizzazioni umanitarie, degli attivisti e dei difensori dei diritti umani, delle società civili, dei rappresentanti dell’ONU affinché gli Stati intervengano, agiscano, prendano misure concrete per fermare quello che la Corte internazionale di Giustizia ha definito, da più di un anno “un rischio di genocidio”. 

L’obiettivo di Israele è tragicamente descritto per filo e per segno nel suo “piano di conquista” annunciato il 5 maggio scorso : l’occupazione della Striscia di Gaza e il mantenimento dei territori occupati per un periodo non determinato, lo spostamento della popolazione di Gaza verso sud, con la prospettiva di trasferimento forzato verso altri Paesi. Un piano che rispecchia la determinazione di Israele, deciso ad andare fino in fondo, nel pieno disprezzo del diritto internazionale. Senza dimenticare che nel frattempo la popolazione di Gaza è stata privata degli aiuti alimentari e portata alla fame. 

E’ una prospettiva in continua escalation di bombardamenti, di distruzioni e di vittime civili. Malgrado il fatto che questa guerra minaccia di destabilizzare l’intera regione, già un incandescente puzzle geopolitico, malgrado l’appoggio degli Stati Uniti a Netanyahu con un piano senza futuro per Gaza, non molto distante da una pulizia etnica e malgrado Netanyahu sia sotto mandato di cattura internazionale per crimini contro l’umanità e crimini di guerra da parte del Tribunale Penale Internazionale, pochi sono i segnali concreti di una coerente volontà politica di fermare Israele.  

A cominciare dall’Unione Europea, la quale, dopo mesi di orrori senza fine, comincia a muoversi, a non reggere più lo sguardo su quello che sta succedendo. Impensabile ancora pochi mesi fa, i Ministri degli Esteri UE (non tutti, l’Italia e altri hanno votato contro) hanno recentemente aderito all’idea di rivedere l’accordo di Associazione UE Israele, un accordo entrato in vigore nel 2000 e corredato di un importante articolo 2 che richiama al “rispetto dei diritti umani e dei principi democratici”. Sono valori su cui si fonda la stessa nostra Unione e che avrebbero dovuto guidare i rapporti politici ed economici fra le due Parti. Inoltre, non va dimenticato che, al di là dei valori, l’Unione Europea rappresenta il principale partner commerciale di Israele.

A livello regionale invece l’attenzione era rivolta al Vertice annuale della Lega araba, tenutosi a Bagdad il 17 maggio scorso. Un ulteriore tentativo di riportare il cessate il fuoco a Gaza e di immaginare un futuro per la Striscia diverso dalle proposte americane e israeliane. Un Vertice di buone intenzioni e di dichiarazioni di solidarietà regionale, di promesse finanziarie per la ricostruzione dell’enclave, di appelli a Trump e alla comunità internazionale perché usino del loro potere e fermino l’escalation israeliana. Infine, un appello ad Hamas, perché collabori, con l’Autorità palestinese ad una riorganizzazione politica della Striscia. 

Purtroppo, il peso politico del Vertice ha sofferto della mancanza di attori importanti nella regione, quali ad esempio l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. 

Nel frattempo, Israele ha risposto con l’intenzione di intensificare i suoi bombardamenti e avanzare nell’occupazione di Gaza…

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