Aung San Suu Kyi deve tornare libera

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Il Consiglio dell’Unione Europea esprime ferma condanna contro il verdetto pronunciato nei confronti della leader dell’opposizione birmana e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi che, già   agli arresti domiciliari, è stata nuovamente condannata ad ulteriori diciotto mesi.
L’accusa mossa alla leader della Lega Nazionale per la Democrazia è violazione della misura restrittiva già   in essere da vent’anni, ma secondo molti si tratta di un pretesto utilizzato dal regime birmano per allontanare il capo dell’opposizione dalla competizione elettorale prevista per il prossimo anno.
«Il processo – si legge in una nota della presidenza del Consiglio del’UE – rappresenta una violazione del diritto nazionale e internazionale. L’UE esorta le autorità   birmane all’immediato rilascio di San Suu Kyi».
Le reazioni internazionali di protesta sono state molte; da parte di molti leader europei e della stessa UE è stata prospettata anche l’ipotesi di nuove sanzioni ulteriormente restrittive nei confronti del regime di Rangoon.
«L’UE – si legge ancora nella dichiarazione – intensificherà   il proprio lavoro, in particolare d’intesa con i partner asiatici per raggiungere l’obiettivo del rilascio immediato e senza condizioni di Aung San Suu Kyi e di altri prigionieri politici. Si tratta di un passo imprescindibile, richiesto anche dal segretario generale dell’ONU per rendere libere e credibili le elezioni del prossimo anno.
L’UE risponderà   positivamente a qualsiasi segnale di accoglimento di tale richiesta e non farà   in alcun caso mancare il suo sostengo e la sua assistenza umanitaria alla popolazione».

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