Anche il 2024, anno di grandi appuntamenti elettorali per metà della popolazione mondiale, si avvia al termine, con un’ultima incertezza per le elezioni americane nel prossimo novembre.
E’ un anno che, senza troppi dubbi, non finirà con accordi di pace nelle due guerre che bruciano ai nostri confini, in Ucraina e in Medio Oriente, ma continuerà la strada dei grandi cambiamenti geopolitici in corso i quali, in modo sempre più percettibile almeno dal 2010, stanno creando fratture e contrapposizioni fra un Occidente in perdita di influenza e peso politico e nuove potenze e alleanze emergenti sulla scena internazionale.
E’ soprattutto all’incrocio di quelle due guerre e delle loro ricadute a livello globale, senza contare gli echi inquietanti che giungono anche da Taiwan, che si avvertono, in particolare, i segni di un mondo non solo diviso e in frammentazione ma anche sprovvisto di una nuova bussola che garantisca, attraverso adeguate Istituzioni, il rispetto universale della legalità e del diritto internazionale.
Un recente esempio di questi movimenti in corso è stato l’incontro dell’11 ottobre scorso a Ashgabat, in Turkmenistan, fra il Presidente russo Vladimir Putin e quello iraniano Massoud Pezeshkian. Due Presidenti rispettivamente nel cuore e sull’orlo delle due guerre a noi così vicine, i quali hanno mandato a dire alla comunità internazionale tutta la portata dei loro rapporti, giudicati “prioritari e di estrema importanza”.
Non è cosa da poco, se si pensa che, da una parte l’Iran già sostiene, con una certa discrezione, lo sforzo bellico di Putin nella sua guerra contro l’Ucraina e di riflesso, contro l’Occidente, e dall’altra nessuno riesce a prevedere fin dove arriverà l’escalation militare in Medio Oriente e il confronto fra Israele e l’Iran. Non solo, un incontro che avviene proprio, in questa escalation, nel momento in cui Israele, con gli attacchi alla forza di pace Unifil, lancia un’ulteriore spallata all’ONU e al diritto internazionale, ONU già fortemente indebolita con la presenza della Russia in guerra nel suo Consiglio di sicurezza.
L’incontro bilaterale dei due Presidenti non rimarrà tuttavia senza un seguito, visto che continuerà in un contesto multilaterale più vasto e cioè al Vertice dei BRICS che si terrà nella città russa di Kazan i prossimi 22-24 ottobre.
Si tratta di Paesi che dalla loro unione a cinque nel 2006 (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), hanno accolto quest’anno altri cinque Paesi, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, senza contare i Paesi che bussano alle porte del gruppo per un ingresso futuro. Un nuovo potere sulla scena globale che si sta velocemente configurando e che trascina con sé quasi la metà della popolazione mondiale, conta per il 28% dell’economia globale e, si prevede, raggiungerà prossimamente una produzione mondiale di greggio del 44%. Un nuovo potere che non dovrà essere sottovalutato dall’Occidente non foss’altro che per il peso che avrà, o potrebbe avere, nell’affrontare le sfide globali, che non saranno solo economiche ma anche politiche, ambientali, digitali e di convivenza pacifica nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti fondamentali.