A che punto è la notte della difesa europea?

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Un primo progetto di difesa comune europea sembrava albeggiare a cavallo degli anni ‘50 del secolo scorso, in particolare tra i sei Paesi fondatori della prima Comunità europea del Carbone e dell’acciaio, creata nel 1951. Tre anni dopo, sullo slancio di questa incoraggiante  iniziativa comune, fu elaborato un Trattato che avrebbe dovuto dare vita alla Comunità europea della difesa (CED), ma che andò a sbattere contro il rifiuto dell’Assemblea francese nell’agosto del 1954. 

In quell’occasione i sei Paesi promotori ripiegarono su un’organizzazione internazionale regionale per la sicurezza e la cooperazione politica, l’Unione europea occidentale (UEO), nata nel 1948 con la partecipazione anche del Regno Unito, prima quindi della creazione dell’Alleanza dell’Atlantico del nord (NATO) nel 1949, dalla quale sarebbe stata in parte assorbita prima di spegnersi nel 2011.

Si era allora all’alba della “guerra fredda” tra Occidente e Mosca, durata per una lunga stagione tra il 1947 e il 1991, anno di dissoluzione dell’Unione sovietica e di speranze per una nuova stagione di pace in Europa, ormai sotto la protezione della NATO e del suo principale “azionista”, gli Stati Uniti. 

Fu anche allora un periodo di grande complessità geopolitica ma che indusse l’Europa a sentirsi nella NATO al riparo dalle minacce, prima sovietiche e più recentemente russe, senza che fosse percepito come necessario ed urgente rilanciare il progetto di una difesa comune naufragato nel 1954.

Lo scenario è radicalmente cambiato in questi ultimi anni sotto la pressione russa e con l’emergenza della nuova potenza cinese che spostava gli interessi strategici degli Stati Uniti nell’area dell’Indo-pacifico, con il rischio di scoprire il fronte europeo che intanto, dopo l’annessione della Crimea nel 2014, diventava pericolosamente caldo, come confermò nel 2022 l’invasione russa dell’Ucraina.

Per la verità l’allarme era già scattato prima di quella data per voce di due Paesi allora con leadership importanti nell’UE, prima con la Germania e poco dopo con la Francia. 

Nel 2017 fu la volta dell’allora Cancelliera Angela Merkel che, fin dall’inizio della presidenza Trump nel 2017, dichiarò a proposito della sicurezza europea che “noi europei dobbiamo prendere il futuro nelle nostre mani”, invocando la creazione di un esercito europeo. Ed è del 2019 la denuncia di Emmanuel Macron sulla “morte cerebrale della NATO” con la richiesta di sviluppare un’autonomia strategica europea in seno all’Alleanza.

Da allora sono passati molti anni con scarsi risultati e forse adesso l’UE sta capendo che, torni o meno Trump al potere, è venuta l’ora di rispondere con dei fatti e non più con le buone intenzioni all’urgenza di proteggere l’Europa.

Ma “prendere il futuro nelle nostre mani” e dare vita a una difesa europea non è una passeggiata: ci vuole visione strategica e una politica estera progressivamente comune con  importanti risorse finanziarie aggiuntive per alimentare una difesa comune. Non che queste non siano già spese in abbondanza oggi: i bilanci militari dei 27 Paesi UE sono stati nel 2023 di 312 miliardi di dollari e continuano a crescere, a fronte di quello USA di 916 miliardi e a quelli cinese e russo, rispettivamente di 296 e 109 miliardi. 

Il problema europeo, non il maggiore, è quello dell’interoperabilità degli armamenti in dotazione ai singoli Paesi UE, con inevitabili sprechi ed inefficienze, senza contare che per il 78% il relativo approvvigionamento avviene su mercati non europei, con il 63% negli USA, come ricordato dal recente Rapporto Draghi.

Più grave un altro problema di difficile soluzione: quello di una politica estera europea comune oggi assente, vittima degli interessi nazionali divergenti dei Paesi membri che non consente loro di convergere verso una limitazione di sovranità nazionale in favore dell’UE, come chiede all’Italia l’art. 11 della Costituzione quando in gioco sono pace e giustizia.

E così la notte della difesa europea resta ancora lontana da un’alba che, in questa stagione di minacce nucleari, dia più sicurezza ai suoi cittadini.

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