La Russia che avanza

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Si è  arenato a Vilnius il progetto dell’Unione Europea, iniziato nel 2009, di costruire, alle sue frontiere orientali, un Partenariato con le ex Repubbliche sovietiche che comprendesse l’Ucraina, la Moldavia, la Georgia, l’Armenia, l’Azerbaijan e, in una certa misura anche la Bielorussia. A pochi giorni dalla firma di Accordi di Associazione e dell’instaurazione di una vasta zona di libero scambio, l’Ucraina ha abbandonato il tavolo dei negoziati e, probabilmente non a cuor leggero, ha deciso di interrompere il suo avvicinamento all’Unione Europea per tornare a migliori relazioni con il vicino russo. Una presa di posizione, questa, molto simile a quella dell’Armenia dello scorso settembre, che aveva fatto sapere agli europei della sua decisione di aderire all’unione doganale condotta dalla Russia. Il Partenariato orientale dell’Unione Europea si è quindi, se non sgretolato, certamente fortemente ridotto, con le sole adesioni, per ora, di Georgia e Moldavia.

Questa situazione porta a due immediate considerazioni : la prima conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, il protagonismo e il peso crescente della Russia non solo nei confronti del suo ex impero, ma anche su altri teatri della geopolitica internazionale e la seconda invita a riflettere sulla perdita di attrattività, sia essa economica, politica o relativa ai suoi valori fondanti, dell’Unione Europea.

Certo, le armi usate dalla Russia per convincere l’Ucraina  a rimanere nel suo girone sono molto più concrete e a breve termine che non quelle proposte, a più lunga scadenza, dall’Unione, ma rivestono purtroppo l’aspetto di veri e propri ricatti politici ed economici, giocati su un nuovo terreno di confronto diretto tra Est e Ovest.

Ma l’incessante progredire del protagonismo diplomatico della Russia, forse con strumenti più sottili che non quelli usati con l’Ucraina, si è manifestato soprattutto in Medio Oriente in questi ultimi tempi. La Russia, come membro permanente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, si è sempre opposta a qualsiasi condanna del regime di Bachar al Assad in Siria. Lo ha con risolutezza tenuto in sella finora e ha portato Stati Uniti ed Europa, quando ormai battevano tamburi di guerra, ad accettare  un compromesso sulla consegna e sul controllo delle armi chimiche da parte della comunità internazionale, in attesa di una Conferenza di pace Ginevra 2. Una Conferenza sulla quale, a non voler proprio parlare di coincidenza, è stata messa una data, il 22 gennaio prossimo, proprio all’indomani dell’accordo raggiunto sul nucleare iraniano. E anche su quest’ultimo capitolo il ruolo della Russia è stato centrale : ha riportato l‘Iran  sulla scena internazionale, ha permesso di riannodare i rapporti, dopo trent’anni, tra Iran e Stati Uniti mettendo in ulteriore difficoltà Israele e Arabia Saudita e ha aperto le porte ad una partecipazione dell’Iran alla Conferenza di pace sulla Siria, Paese che Iran e Russia hanno sempre sostenuto. Non poco per assicurare alla Russia un posto privilegiato sui bordi del Medio Oriente, incrocio di tanti interessi economici e geostrategici.

Tenuto conto di tutto ciò, appare importante capire quanto stia cambiando e progredendo il ruolo della Russia sullo scacchiere internazionale. Sono trascorsi più di vent’anni dall’implosione dell’Impero sovietico e dalla caduta del Muro di Berlino e Mosca sembra voler riprendere in mano il suo destino di grande potenza. Appare sempre più chiara infatti la linea che progredisce attraverso la geografia di suo interesse, una linea che  inizia nell’Europa orientale, prosegue in Asia centrale e ora attraversa il Medio Oriente. Una prospettiva che non mancherà certo di incidere sui futuri rapporti internazionali e sul peso dei diversi attori coinvolti.

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