Procedimenti d’infrazione: i richiami per l’Italia

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Aperte dalla Commissione europea azioni legali nei confronti di alcuni Stati membri per inadempimento degli obblighi previsti dalla normativa dell’Unione. 186 le decisioni adottate, compresi 47 pareri motivati e 12 deferimenti alla Corte di giustizia dell’UE: con le procedure d’infrazione si vuole far garantire la corretta applicazione del diritto dell’Unione a favore dei cittadini e delle imprese.

L’Italia è stata nuovamente deferita alla Corte di giustizia europea a causa della gestione non corretta dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, che si protrae ormai da molto tempo (la precedente sentenza in materia risale infatti a 3 anni fa). Il diritto dell’UE prevede infatti il rispetto della direttiva quadro sui rifiuti, strumento fondamentale di tutela della salute umana e dell’ambiente contro gli effetti negativi della raccolta, del trasporto, dello stoccaggio, del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti, obbligando gli Stati membri ad eliminare i rifiuti senza mettere in pericolo la salute umana e l’ambiente.
La Commissione, preoccupata per i ritardi che hanno portato all’arresto della costruzione della maggior parte degli impianti previsti per il recupero dei rifiuti organici, degli inceneritori e delle discariche, chiede l’imposizione di una sanzione pecuniaria forfettaria pari a 25 milioni di euro (21 067 euro per ciascun giorno trascorso tra le due sentenze della Corte), oltre ad una sanzione giornaliera per ogni giorno successivo alla seconda sentenza della Corte e fino al termine dell’infrazione.

Il nostro Paese è stato inoltre esortato dalla Commissione a rimediare alle carenze nel recupero dei prelievi sulle eccedenze dovuti dai produttori lattiero-caseari che hanno superato le quote individuali negli anni in cui si sono superate le quote latte nazionali.

Nonostante le ripetute richieste della Commissione, l’Italia ancora adottato i provvedimenti opportuni per recuperare i prelievi dovuti tra il 1995 e il 2009 (la cifra stimata è di  almeno 1,42 miliardi di euro) e che, per la maggior parte, non sono ancora stati riscossi. La Commissione ha sottolineato la necessità di rimborsare tale importo al bilancio dello Stato, per evitare che le conseguenze ricadano sui contribuenti italiani.

Insieme a Belgio, Grecia, Finlandia e Polonia, l’Italia ha inoltre ricevuto il parere motivato della Commissione che chiede di notificare il recepimento nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali della direttiva sulla cooperazione amministrativa, che mira ad aumentare la trasparenza, a migliorare lo scambio di informazioni ed a rafforzare la cooperazione transfrontaliera, strumenti fondamentali per combattere l’evasione fiscale. Gli Stati membri erano giuridicamente obbligati a dare applicazione a tale direttiva a partire dal 1° gennaio 2013, ma ad oggi i suddetti Paesi non hanno ancora notificato alla Commissione l’avvenuto recepimento della direttiva in questione nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali.

I richiami per l’Italia hanno riguardato anche il mancato rispetto per la normativa dell’Unione sugli appalti pubblici e il mancato recepimento della normativa europea sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, che mira a ridurre al minimo l’uso degli animali in esperimenti e impone, laddove sia possibile, il ricorso ad alternative. La direttiva avrebbe dovuto essere recepita dagli Stati membri entro il 10 novembre 2012: il nostro Paese non ha ancora comunicato alla Commissione alcuna modifica della normativa nazionale in materia, rischiando così di essere deferita alla Corte di giustizia dell’Unione, che potrebbe imporre nuove sanzioni pecuniarie.

 

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