La Russia e la paura dell’opposizione

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Non si sono fatte attendere a lungo, dopo l’investitura a Presidente di Vladimir Putin, le misure volte a mettere a freno opposizione e libertà d’espressione in Russia. La Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, a velocità sostenuta, ha infatti adottato una serie di leggi che hanno seminato dubbi e preoccupazioni non solo fra l’opposizione interna, ma anche fra la comunità internazionale.

È infatti del 9 giugno scorso la legge sulla regolamentazione delle manifestazioni. D’ora in poi manifestare senza autorizzazione ufficiale diventa una vera e propria prerogativa dei ricchi; la legge prevede infatti multe salatissime per ogni azione volta a “recare pregiudizio alla salute e ai beni” degli individui e sono multe che vanno da 7.000 a 24.000 euro. Una misura che, con il pretesto di proteggere i cittadini, di fatto introduce misure severe di controllo volte a reprimere i tentativi, per i cittadini russi, di riunirsi e manifestare liberamente.

L’attività della Duma non si è fermata a questo primo intervento, ma è proseguita il 9 luglio con l’adozione di emendamenti significativi ad una legge su internet. Si tratta di una legge volta a “proteggere i minori” dai pericoli provenienti da internet per la loro salute e il loro sviluppo e a creare un registro federale per individuare siti web dal contenuto vietato dalla legge.  Ma la mancanza di precisioni sul significato di “contenuto pericoloso” e la mancanza della designazione dell’organo federale competente in materia, ha messo nuovamente in allarme l’opposizione e buona parte della società civile sulla libertà d’accesso a internet e all’informazione e sulle prospettive di censura che tali misure possono comportare.

L’attività prosegue con l’adozione, il 13 luglio, di una legge che pone sotto “stretta sorveglianza” le ONG che conducono un’attività politica e che ricevono fondi dall’estero. Queste ONG dovranno essere registrate a parte e designate come “agenti stranieri”. Prevista in particolare per quelle organizzazioni incaricate di sorvegliare il buon funzionamento delle elezioni, la legge toccherà tuttavia anche le ONG che operano nel settore della lotta alla corruzione, dei diritti umani e per la protezione dell’ambiente. Saranno sottoposte a controlli finanziari severi, dovranno produrre un resoconto delle attività svolte due volte all’anno e, in caso di violazione, sono previste multe pesanti e anche la detenzione.

Ed infine, lo stesso 13 luglio, la Duma ha discusso un progetto di legge che reintroduce nel codice penale il reato di “diffamazione”, reato che era stato depenalizzato da Medvedev nel dicembre 2011. Non solo, ma le sanzioni previste al riguardo sono state fortemente inasprite con multe che potrebbero raggiungere i 125.000 Euro. Un avvertimento senza mezzi termini a chi osasse criticare il sistema.

Con sistemi che ricordano un recente passato, Putin ha così messo in moto la sua macchina da guerra contro ogni dissenso, contro ogni libertà d’espressione. L’Unione Europea ha manifestato tutta la sua preoccupazione al riguardo, in particolare per quanto riguarda la legge sulle ONG, ma, vista la situazione, Putin potrebbe considerare una tale preoccupazione come un’ingerenza nella politica interna del suo Paese.

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