Draghi: effetto Italia ed oltre

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Ai commentatori politici italiani sono venute a mancare le parole dopo l’irruzione di Mario Draghi nello sconcertante circo politico italiano. Chiamarla “svolta” è sembrato troppo poco, chi l’ha definita “miracolo” è probabilmente un inguaribile ottimista e chi ha parlato di “terremoto” e “implosione” ha spinto ancora un po’ più in là la retorica del momento. Il problema è che, appunto, si tratta di un momento e ancora non si sa quello che può accadere in profondità nella durata.

Certo in superficie il mare si è fatto mosso, le onde via via più alte, con la barca che minacciava di prendere acqua. Per ora non è stata – o ancora non è – l’apocalisse annunciata, ma qualche primo segnale è arrivato.

E’ arrivato per lo sclerotizzato corpaccio politico italiano: sono andate in frantumi vecchie alleanze, sono state rimangiate fiere dichiarazioni a base di “mai”, tanto nella maggioranza uscente che nell’opposizione entrante. Abbiamo assistito a scene che sarebbero esilaranti se di mezzo non ci fosse la sopravvivenza del Paese e ad altre patetiche, con la ricomparsa di vecchie figure del circo politico nostrano, costrette ad attendere il responso di una piattaforma privata per sapere che ne sarà della nostra salute pubblica.

Questo è avvenuto in Italia, qualcosa di simile è capitato anche in Europa. A cominciare dalle grida di scandalo dei tedeschi (quelli che “mettono ordine, spesso non a casa loro”), salvo a ricredersi quando il Presidente della Repubblica, con ferma determinazione, ha chiamato a rimettere insieme i cocci un personaggio come Mario Draghi, di sicura nazionalità italiana e con un accentuato profilo europeo. L’onda sismica non si è fermata a Montecitorio ed è arrivata al Parlamento di Strasburgo dove componenti euro-scettiche italiane hanno fatto un’inversione a U (si pronuncia UE), magari ancora poco credibile in Italia, ma già in grado di modificare il paesaggio politico europeo. 

La prima vittima nell’UE è stato il gruppo politico di destra “Identità e democrazia”, quarta aggregazione parlamentare dopo il Partito popolare europeo, i socialisti e i liberali, piazzato appena prima dei Verdi. Una classifica ormai fragile, investita dalla scia sismica generata dal voto della Lega italiana, che di “Identità e democrazia”  è – o era – il primo partito con 28 seggi. Il voto è stato quello improvvisamente favorevole a un documento strettamente vincolante, come il Regolamento del Recovery Fund, quello dei 750 miliardi di euro (di cui 209 per l’Italia), un testo ritenuto fino a ieri  incompatibile con una presunta sovranità italiana, rimessa adesso a Roma nelle mani del presidente incaricato, l’europeista Draghi.

E probabile che lo smottamento del gruppo di  “Identità e democrazia” non si fermi lì: già lo ha fatto sapere l’estrema destra tedesca di AFD (Alternativa per la Germania) e deve rifare i suoi calcoli, in vista delle presidenziali francesi, anche Marine Le Pen, leader del gruppo, la cui esplosione condannerebbe le sue residue componenti all’irrilevanza nell’arena di Strasburgo e costringerebbe la delegazione della Lega a vagare in un limbo politico, come è stato, e ancora è, per i grillini a Strasburgo. I primi potrebbero, dopo adeguata quarantena, provare a farsi ospitare dal Partito popolare europeo, dove è di sentinella Forza Italia e dove già imperversa l’impresentabile Viktor Orban, mentre i grillini potrebbero andare a rafforzare – si fa per dire – il gruppo dei Verdi, ormai potenziale quarto gruppo politico europeo.

E siamo solo agli inizi.   

Dell’impatto del nuovo governo Draghi sulla scena politica europea ed italiana parleremo insieme giovedì 25 febbraio, alle ore 20.45, su google meet, nel corso dell’incontro “Draghi: orizzonte Europa per l’Italia”, organizzato da APICE in collaborazione con BeneComune, La Guida e Europe Direct Cuneo Piemonte area sud ovest. Clicca qui per ulteriori informazioni!

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