Europa e Italia nel mirino di Amnesty International

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Anche nell’Europa dei diritti e delle libertà  , che si presenta come un modello a livello globale in materia di diritti umani, esiste un abisso tra la retorica e la realtà  , tra le norme e le loro applicazioni, tra i principi e la loro realizzazione. àˆ quanto denuncia l’organizzazione Amnesty International nell’edizione 2008 del suo Rapporto annuale, presentato il 28 maggio.
La discrepanza tra proclami e pratiche è stata evidenziata chiaramente negli ultimi anni dalle cosiddette rendition, cioè i trasferimenti illegali di persone sospettate di terrorismo da un Paese all’altro generalmente culminanti in arresti arbitrari, sparizioni, detenzioni senza processo e torture. Nell’arco del 2007 sono emersi dati riguardo la complicità   degli Stati europei nel programma di detenzioni segrete e illegali portato avanti dagli Stati Uniti, osserva Amnesty.
àˆ stato dimostrato che alcuni governi sono stati complici di sparizioni forzate e del trasferimento di persone poi detenute segretamente in Paesi dove non è garantita la tutela dei diritti fondamentali.
L’Europa continua inoltre a essere un territorio insicuro per le molte vittime di violenza in ambito familiare. Violenza sessuale, psicologica, maltrattamenti e omicidi contro le donne sono numerosi. Amnesty International spiega che solo una piccola percentuale di donne denuncia i maltrattamenti subiti, per vergogna, insicurezza economica, paura di subire una rappresaglia, poca fiducia nell’autorità  , mancanza di centri di accoglienza. Le donne migranti, poi, sono particolarmente esposte alla violenza dato che sono sottoposte a maggiori discriminazioni e hanno più difficoltà   di accesso alla giustizia, al sostegno economico e psicologico.
Il Rapporto segnala anche sistematiche violazioni dei diritti umani nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Si parla di difficoltà   di accesso alle procedure per le richieste di concessione dell’asilo, di espulsioni illegali prima che sia stata esaminata la richiesta e di rimpatri in Stati a rischio di violazione dei diritti umani. In Paesi come Francia, Belgio e Svizzera sono state approvate leggi che impongono maggiori restrizioni di diritti nei confronti di richiedenti asilo e di migranti.
Nella sezione del Rapporto dedicata all’Italia, poi, Amnesty International muove forti critiche al nostro Paese. A preoccupare è in particolare il disegno di legge che introduce il reato di immigrazione clandestina. «àˆ una norma pericolosa soprattutto per il richiedente asilo che, per il solo fatto di aver messo piede in Italia, rischia di essere accusato di un crimine, di essere detenuto per 18 mesi o di essere espulso verso un Paese dal quale fuggiva perchà© discriminato o minacciato», ha spiegato Daniela Carboni, direttrice dell’Ufficio campagne e ricerca della Sezione italiana di Amnesty International.
Il Rapporto punta poi il dito contro diversi esponenti politici italiani che negli ultimi mesi hanno usato un linguaggio discriminatorio nei confronti dei rom e dei migranti; si fa riferimento in particolare alle dichiarazioni di molti politici di spicco, successive all’uccisione nell’ottobre 2007 a Roma di Giovanna Reggiani, del cui omicidio è stato accusato un cittadino rumeno della comunità   rom. «Un drammatico fatto di cronaca» ha affermato Daniela Carboni «non viene visto per quello che è, cioè l’ennesima violenza contro una donna, ma come il sintomo inequivocabile di una tendenza alla violenza e all’illegalità   di gruppi di persone e minoranze, in base alla nazionalità  , all’appartenenza etnica, al luogo in cui dimorano».
In generale, per quanto riguarda l’Italia Amnesty si dichiara timorosa «che il clima di razzismo e le leggi o le proposte di legge contrarie agli standard internazionali sui diritti umani la stiano trasformando in un Paese pericoloso».
Altro problema italiano rilevato da Amnesty è quello derivante dal fatto che il Paese non si è dotato di un meccanismo efficace per il riconoscimento delle responsabilità   delle forze dell’ordine. L’Italia, afferma Amnesty International, è priva di uno specifico reato di tortura nel codice penale e in molti hanno segnalato le ricadute di questo inadeguato quadro legale sulla possibilità   che le forze di polizia rispondano effettivamente del proprio operato. Carboni afferma che «proprio parlando di impunità  , non possiamo non ricordare ancora una volta la mancanza di leggi adeguate e di strumenti di prevenzione di maltrattamenti e tortura in Italia. Questo contesto rende allarmante il problema dei diritti umani, trovando purtroppo conferma nei processi in corso. Lo sanno bene le centinaia di persone che sono state vittime di abusi a Genova, durante il G8 del 2001».

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