Unione economica e monetaria: il piano di realizzazione decennale dei cinque Presidenti

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Il 22 giugno i cinque Presidenti delle istituzioni UE, il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il Presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ed il Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, hanno presentato un piano di sviluppo dell’Unione economica e monetaria da concretizzarsi nell’arco dei prossimi dieci anni (la data finale è fissata per il 30 giugno del 2025).

Il piano è articolato in tre fasi: la prima riguarda i prossimi due anni e si propone di incentivare, nel rispetto degli attuali Trattati, la convergenza delle politiche economiche e fiscali all’interno dell’eurozona, rafforzando al tempo stesso il controllo democratico delle istituzioni europee. La seconda pone l’obiettivo del completamento dell’Unione economica e monetaria, anche attraverso un’ulteriore condivisione di sovranità fra gli Stati membri. La terza e ultima fase prevede la piena realizzazione di un’Unione caratterizzata da un’economia competitiva, ma anche da un alto livello di coesione sociale, così da avere un rating da tripla A sia in ambito finanziario che sociale. Nella primavera del 2017, al termine della prima fase, la Commissione illustrerà un piano propedeutico al raggiungimento delle tappe prefissate, indicando concretamente le misure necessarie ed il loro calendario.

A commento del progetto è intervenuto il Presidente Juncker, ricordando come l’euro sia un successo per 19 Paesi e per 330 milioni di cittadini, un successo di cui andare fieri, ma con molte possibilità di miglioramento. Se la crisi ha aiutato a costituire nuove forme di integrazione, è giunto il momento di completarle e proseguire oltre, rendendole socialmente eque e dotate di legittimazione democratica. Valdis Dombrovskis, Commissario europeo per l’euro e il dialogo sociale, ha aggiunto che l’Unione economica e monetaria non può essere un punto di arrivo, ma soltanto uno degli strumenti volti a costruire un’area di prosperità ad alta crescita e bassa disoccupazione per il presente e il futuro dell’Europa.

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