Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro

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«Qui non passa lo straniero!». Oggi è la giornata della memoria, il 72° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa e momento di ricordo delle vittime dell’Olocausto. Si potrebbe pensare che una frase del genere faccia riferimento a quegli anni, a quel tempo dove dominavano le abominevoli ideologie naziste e fasciste. No. Tali parole sono state pronunciate il 25 ottobre 2016. E non nella terra più remota e desolata, ma in Italia. Alla notizia che sarebbero stati accolti dei migranti (12 donne) nel Comune di Gorino, gli abitanti sono scesi in strada, costruendo delle barricate per impedire l’accesso agli “ospiti” non graditi.

«Gli abitanti di Gorino non sono gente cattiva, solo non conoscevano le nostre storie e perché eravamo scappate. Se avessero saputo… All’inizio non pensavamo che ce l’avessero con noi, viaggiavamo da mesi, che male avevamo fatto, noi che dal male scappavamo?». Queste sono le parole di una delle donne  che sono state rifiutate. Mi permetto di aggiungere, se solo le avessero guardate, se solo avessero visto i loro occhi, con il loro carico di sofferenza da lasciarsi alle spalle e di speranza per i giorni venturi, finalmente lontani dalla guerra e dalla fame. Non vi è dubbio, chi non prova pietas verso queste persone e, anzi, cova un sentimento di paura, non è detto sia una cattiva persona. Ma tutto ciò è il riflesso di un clima sempre più incancrenito, sempre più preoccupante.

Protezionismo, nazionalismo, razzismo, muri, frontiere, paura verso tutto ciò che è diverso non sono state un tempo e non possono essere oggi la soluzione. È vero che la storia non si ripete mai sotto le medesime spoglie, ma è fondamentale ricordare a cosa hanno condotto queste ricette. I parallelismi con la prima metà del Novecento sono tanto agghiaccianti quanto verosimili. Alimentare le pulsioni più vili che sono sedimentate nel profondo di una società può provocare danni incalcolabili. Il genocidio di circa 15 milioni di persone fu sì frutto di un pensiero malato e folle, ma questo pensiero riuscì a conquistare intere Nazioni. Non bisogna dimenticarlo, perché un popolo che non conosce la strada già percorsa, non può sapere in quale direzione camminare. Il ricordo deve essere vivido nelle nostre menti, ciò che sembrava inconcepibile è stato concepito e adesso è compito nostro far sì che nulla di simile veda mai la luce. L’orrore più disumano mai compiuto è stato compiuto da uomini. Dalle sfere di comando, dagli esecutori materiali, ma anche dagli indifferenti, da chi ha volto altrove lo sguardo per non sapere, da quella che Primo Levi chiamava “zona grigia”. Bisogna stare attenti a voltare altrove lo sguardo, perché prima o poi finiamo vittima di ciò che facciamo finta di non vedere.

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare».

A cura di Lorenzo Guasco

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