Papa Francesco ci aveva avvertito in tempo su una terza guerra mondiale a pezzi, che sembra svilupparsi ogni giorno di più quando si ha in mente Gaza e l’Ucraina, senza dimenticare altre guerre più lontane, come quella minacciata tra India e Pakistan e quelle interminabili in Africa.
Non stupisce che in questo quadro la sfida per il nuovo Papa, Leone XIV, sia un mondo a pezzi, con patti traditi, nuove intese ancora fragili, potenze che si pretendono egemoni e medie potenze alla ricerca di un ruolo.
Ha una biografia a pezzi anche papa Leone XIV, in provenienza dagli Stati Uniti, con ascendenze europee e nazionalità plurali, a lungo missionario immerso nella cultura dell’America latina e con una breve ma importante esperienza nella Curia romana e un profilo intellettuale di tutto rispetto per un religioso agostiniano con il suo percorso pastorale.
Anche la scelta del nome inatteso è storicamente composita: da Leone Magno, il papa alle prese con Attila, quasi un messaggio ai prepotenti di oggi; a Leone X autore, della scomunica a Lutero, religioso agostiniano; fino a Leone XIII, il papa della grande enciclica sociale “Rerum novarum” e del rilancio della filosofia di san Tommaso, diventata traccia per il pensiero religioso cattolico del Novecento, sulla scia della rilettura della filosofia greca e medievale, non solo cristiana.
Quanto basta per attendersi una sua traiettoria nella modernità plurale del mondo alla ricerca di valori comuni condivisi per ricreare una comunità, dopo le lacerazioni di questi ultimi anni ed affrontare con responsabilità l’irruzione dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite, confrontate ad una nuova rivoluzione industriale dopo quella di fine Ottocento in Europa, e ritrovare anche una comunicazione rispettosa della verità, disarmata dai toni aggressivi che non aiutano il dialogo.
Visto dall’Europa, papa Leone XIV racconta in particolare di una “traiettoria mondiale” che segna un’ulteriore distanza da questo nostro continente, per secoli al centro del mondo e oggi alla ricerca di un suo nuovo progetto per proseguire nell’unificazione di un pezzo di Occidente, dopo l’approfondimento della faglia dell’oceano Atlantico e i crescenti sciami sismici che questa sta provocando.
In un contesto del genere non poteva che essere “pace” la parola chiave, ripetuta da papa Leone XIV a più riprese nei suoi primi interventi, declinata universalmente in coerenza con la dimensione “cattolica” della Chiesa: un appello destinato a tutti, alla singola persona nella propria vita, alle comunità e alle nazioni spesso belligeranti, non solo con le armi. Ma anche l’invito ad una pace “disarmata e disarmante” in un mondo che sta precipitando sulla china del riarmo, sottraendo risorse ai beni comuni per destinarle al “male assoluto”, com’è la guerra, sempre una sconfitta per tutti, come ci ha insegnato papa Francesco.
In questo “mondo a pezzi” papa Leone XIV sarà chiamato a dialogare con il popolo di Dio, ma anche con chi del “popolo” usa per il proprio potere, che questo avvenga nelle dittature e nelle autocrazie o in democrazie vacillanti, come avviene in Paesi importanti dell’Occidente.
Il suo Paese di provenienza sarà per lui sicura fonte di riflessione, l’Europa un patrimonio di cui è erede e che dal nuovo Papa potrà trarre indicazioni utili per il suo futuro in una stagione della storia del “mondo a pezzi”, dove l’Unione Europea resta un pezzo importante per lavorare alla sua pacifica ricostruzione.
E questo a cominciare da una pace giusta e duratura per l’Ucraina che Leone XIV è tornato ad invocare nella sua prima conferenza stampa: un messaggio per l’aggressore russo e l’aggredito ucraino, ma anche per il presidente del suo Paese di origine e per l’Europa, per chi domenica scorsa era a Kiev a sostenere l’Ucraina, come i leader di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito, e chi se n’era rimasto a Roma in altre faccende affaccendato.