UE-Balcani: il giorno della Croazia

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A vent’anni dall’inizio dei bombardamenti serbi su Vukovar, Dubrovnik e Zagabria e a sedici dalla fine del sanguinoso conflitto serbo-croato la Commissione Europea ha stabilito che la giovane repubblica nata dalla dissoluzione della ex Jugoslavia soddisfa pienamente i «Criteri di Copenhagen» e ne ha proposto l’ingresso nell’UE come ventottesimo Stato membro presumibilmente dal 1 luglio 2013.
Sono dunque superati i problemi che la stessa Commissione Europea segnalava nel Rapporto del 2010 in cui chiedeva di «intensificare gli sforzi nel campo delle riforme di giustizia e amministrazione, nella lotta alla corruzione e alla criminalità   organizzata, nel rispetto delle minoranze».
Oggi resta qualche perplessità   tra osservatori (in particolare Amnesty International segnala carenze di Zagabria nella collaborazione con il Tribunale Penale Internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia) e Stati membri (Francia e Germania sembrano particolarmente preoccupate da possibili flussi migratori) ma la Commissione Europea dichiara positivamente chiusi i negoziati affermando, come ha dichiarato il commissario all’Allargamento Stefan Fà ¼le, che «la Croazia ha dato prova di avere intrapreso un cammino irreversibile» non soltanto modificando le leggi o adottandone di nuove ma anche «trasformandosi in una democrazia matura» e facendo crescere una società   civile solida e dinamica.
Anche il presidente della Commissione Europea Manuel Barroso ha espresso parole di apprezzamento per il lavoro svolto dalle autorità   croate, affermando che «il traguardo raggiunto dalla Croazia è anche un segnale per gli altri Paesi dell’Europa sud-orientale» che da questo risultato dovrebbero trarre ispirazione per «intensificare i loro sforzi sulla via delle riforme» e per consentire ai loro cittadini l’ingresso nella famiglia europea».
La proposta dell’esecutivo non pone termine alla procedura che avrà   nel pronunciamento dei ministri degli Esteri e dei capi di Stato e di governo due ulteriori step che si concluderanno entro giugno. Seguiranno poi le ratifiche dei Trattati di adesione da parte degli Stati membri e un referendum dall’esito ad oggi incerto – solo il 44% della popolazione voterebbe sì – nel quale i quattro milioni e mezzo di cittadini croati dovranno esprimersi sull’ingresso del loro Paese nell’UE.

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