Turbolenze in arrivo dal Nord Atlantico

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Nei giorni scorsi una violenta tempesta, denominata “Ciara”, in provenienza dall’Atlantico settentrionale, ha flagellato prima il Regno Unito e dintorni per poi scendere sul continente, da Bruxelles verso Francia e Germania per poi, con la sua forza residua, far danni nei Paesi meridionali d’Europa e tra questi in Italia.

Quasi una metafora che richiama alla mente la vicenda tuttora in corso oltre Manica di Brexit e delle sue possibili conseguenze per l’UE, completata da due altri singolari episodi: quello del volo della British Airways che, spinto dai forti venti, ha impiegato quasi due ore in meno del previsto da New York a Londra, quasi a prefigurare la nuova sorprendente vicinanza tra Trump e il suo clone Johnson dopo la “secessione” britannica e quello dell’aereo, sempre della compagnia aerea britannica, rimbalzato sulla pista al momento dell’atterraggio e costretto a riprendere il volo, come potrebbe accadere per l’atterraggio difficile di Brexit il prossimo 31 dicembre, con il rischio di dover ripartire per i tempi supplementari.

A completare il quadro dei possibili presagi circa sviluppi futuri per l’Unione Europea sono arrivati, negli stessi giorni, i risultati delle elezioni nella Repubblica d’Irlanda, a loro modo un altro segnale di perturbato clima politico che potrebbe intrecciarsi con gli esiti futuri di Brexit e, a seguire, con quelli dell’Unione Europea di domani.

Nel voto irlandese non sono mancate le sorprese. Convocate dalla maggioranza di governo per sfruttare la favorevole congiuntura economica, sottovalutando alcune emergenze sociali (problemi abitativi e sanitari, in particolare), le elezioni hanno prodotto una situazione di stallo tra le tre forze principali, i due partiti di centrodestra e il partito di sinistra “Sinn Fein”, erede politico dell’IRA irlandese, movimento ostile alla presenza britannica nell’Isola. 

Il successo del “Sinn Fein” che, raddoppiando i consensi ha largamente superato, per voti ottenuti anche se non per i seggi conquistati, i due partiti maggiori introduce novità importanti nel quadro politico irlandese: un clamoroso successo ottenuto grazie al consenso espresso dalle nuove generazioni e frutto di un programma sociale molto avanzato, oltre che portatore di una prospettiva di unificazione dell’isola, alla quale la vicenda di Brexit potrebbe offrire nel tempo un’occasione favorevole.

Non che si tratti di un programma per domani: prima bisognerà superare lo scoglio di un referendum popolare che, diversamente dalla richiesta della Scozia, non abbisogna dell’approvazione di Londra e poi si vedrà. 

All’indomani della vittoria, il Sinn Fein, guidato da due donne e con un gruppo dirigente di marcato profilo europeo, non ha mancato di evocare questo orizzonte, anche se si è dato qualche anno di tempo – è stata citata la data del 2025 – per raggiungere l’obiettivo.

Chissà come digerirà questa prospettiva Boris Johnson che rischia di vedere la sua “secessione” generarne altre all’interno del Regno Unito, come nel caso della Scozia e forse del Galles e domani dell’Irlanda del Nord, senza dimenticare gli orientamenti filo-europei di un’importante metropoli multiculturale come Londra. 

Brexit era nata da un’ossessione identitaria nazionalista e dalla nostalgia dell’impero britannico che fu: il risultato finale potrebbe rivelarsi molto lontano dalle speranze alimentate dall’azzardato referendum del giugno 2016.

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