Tempesta sulle Alpi, Europa isolata?

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In passato per definire decisioni politiche britanniche in contrasto con l’Europa usava dire nell’isola: “Nebbia sulla Manica, il continente è isolato”. Adesso che Brexit ha spento queste battute, qualcosa del genere viene in mente a proposito delle recenti tensioni tra Italia e Francia a proposito dello sbarco di migranti con qualcuno tentato di tradurre con: “Tempesta sulle Alpi, Europa isolata”, invece che con “Italia isolata in Europa”. C’è sicuramente qualcosa di eccessivo in tutto questo, ma anche qualcosa di fondato ed è meglio esserne coscienti.

I fatti sono noti. Alla nave di una ONG, l’Ocean Viking, con a bordo 234 migranti, non è stato consentito lo sbarco in un porto italiano, come invece previsto dal diritto internazionale che in un simile caso considera necessario l’approdo nel primo porto sicuro, non certo identificabile come quello di Tolone in Francia, dove sono alla fine sbarcati e dove per 123 è scattato un “rifiuto di ingresso” nel territorio francese.

Ne è seguita una crisi diplomatica sulla quale ha cercato di gettare acqua sul fuoco la saggezza del nostro presidente della Repubblica, meno quello del governo francese ed ancor meno parte della maggioranza di governo in Italia. Soprattutto da parte di Matteo Salvini e, anche più pesante, del presidente del Senato Ignazio La Russa: il primo per riaffermare la sua vecchia battaglia “identitaria” sulla sicurezza dei confini nazionali, il secondo dimenticando il suo ruolo istituzionale e il rispetto del ruolo del Quirinale.

Di qui tutta una serie di conseguenze e considerazioni sulla posizione dell’Italia nell’Unione Europea, quale esibita dal nostro governo e quale percepita dai nostri partner europei. 

Un’immagine plastica della nuova situazione politica la si è avuta con i firmatari, di area mediterranea, di una dichiarazione sul controllo delle frontiere che ha visto l’Italia in ridotta compagnia, con Grecia, Malta e Cipro e con la dissociazione della Spagna, per non parlare della Francia collocata sulla sponda opposta dello schieramento politico e della Germania più cauta, ma non a sostegno dell’Italia.

Se questa dovesse essere la mappa delle future alleanze nell’Unione Europea alla vigilia di decisioni importanti come quella sull’energia e il futuro Patto di stabilità, non ci sarebbe da stare molto allegri, ancor più quando a questa modesta compagnia si aggiungeranno per l’Italia Polonia e Ungheria.

Tutto questo in un momento della vita europea dove nessuno può fare da solo e nel quale nuove alleanze potrebbero profilarsi mentre il motore franco-tedesco è in difficoltà: l’occasione poteva essere buona per l’Italia di inserirsi in un più grande gioco che non con alleati marginali su un tema certo importante come i migranti, ma non predominante nella situazione di crisi energetica, economica e sociale che vive l’Unione Europea.

C’è da sperare che l’esperienza maturata dal nostro governo al G20 di Bali abbia allargato gli orizzonti dei responsabili della politica italiana. Dai comunicati ufficiali  sembra di capire che qualcosa in questa direzione si sia mosso nei riguardi della Cina, naturalmente senza indebolire la lealtà atlantica, ma anche senza ancora rinsaldare le necessarie alleanze interne all’Unione Europea, in particolare con la Francia e la Germania.

Un’Italia fedelmente atlantista ma isolata nell’UE non sarebbe una buona notizia per il futuro dell’Europa.

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