Sul mare la tragedia degli uomini

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Dopo il deserto c’è il mare. Il percorso dei documentari di Andrea Segre da “Come un uomo sulla terra” (2008) a “Mare chiuso” (2011) è segnato dal viaggio che i migranti  africani intraprendono attraverso il Sahara fino alle coste libiche e di lì muovono per il balzo verso quelle italiane.

Il mare è una delle costanti del cinema di Segre. Mare che separa e insieme unisce, che nasconde storie di uomini trasformate in drammi da altri uomini, che è sfida aperta alla coscienza e insieme luogo di contrasti violenti. Il mare di Chioggia fa da sfondo alla delicata amicizia tra un pescatore e la giovane cinese: è  ambiente, ma anche testimone di un incontro. Quello di Lampedusa accoglie la speranza che si infrange sul muro delle paure incontrollate.

Dalle immagini emergono storie di emigrazione dove quel che conta è lasciar parlare i diretti protagonisti. Lo fa anche con “Mare chiuso”, cioè il Mediterraneo, da sempre spazio di incontri e di scambi, di dialoghi interculturali e di viaggi della speranza. Da qualche anno è diventato invece “mare chiuso”, perché chi parte trova porte serrate e “respingimenti” forzati sanciti da accordi politici come quello tra il governo Berlusconi e Gheddafi.

Da sempre sensibile al tema degli emigranti Andrea Segre torna dunque con il documentario a cercare le loro storie. Muovendo dal video girato col telefonino da Semere, esperto informatico eritreo, racconta del tentativo di attraversare il Mediterraneo fuggendo dal suo paese militarizzato. Narra la speranza dopo giorni di privazioni allorché avvista una motovedetta italiana e della disperazione di quando viene riconsegnato alla Libia.

Segre, assieme al giornalista Stefano Liberti, scova le sue storie nel campo profughi tunisino di Shoshua. Sono i racconti di chi aveva visto nell’Europa e nel ponte naturale dell’Italia un miraggio o anche solo una via di fuga e invece non soltanto ha trovato l’inferno (come ha raccontato nel precedente “Sangue verde”), ma neppure è riuscito a sbarcare, a giocare la carta della fortuna.

Racconti che descrivono, ma anche accusano. Quando infatti Segre mette a disposizione immagini e interviste per documentare le condizioni di cui sono stati vittime i migranti, di riflesso denuncia il cinismo politico dell’Italia. Non cerca la polemica, ma dà voce a chi ha subito un’ingiustizia per cui la Corte europea dei Diritti umani ha condannato il nostro paese.

Il film sarà proiettato gratuitamente mercoledì 20 giugno alle ore 21 nella sala incontri La Guida in via Bono 5, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.

Promotori della serata Apice, La Guida, Primalpe, Sioi sezione Piemonte e Valle d’Aosta.

recensione di Roberto Dutto

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