I sindacati europei hanno sottolineato al Parlamento europeo l’importanza di garantire il diritto di sciopero e di evitare che i principi del libero mercato sovrastino le norme europee di protezione sociale.
L’occasione è stata l’audizione svoltasi presso l’Europarlamento relativa ai discussi casi Laval e Viking e ai relativi pronunciamenti della Corte di giustizia europea. Secondo la Confederazione Europea dei Sindacati (CES), si tratta di casi che riguardano l’intero movimento sindacale e non solo le organizzazioni svedesi-lettoni e finlandesi-estoni direttamente coinvolte.
Le sentenze della Corte europea, osserva la CES, hanno riconosciuto che il diritto di sciopero è un diritto fondamentale, ma non quanto la libera circolazione di servizi e forniture, così che «i nostri diritti fondamentali sono stati relegati in importanza» in una sorta di legittimazione al dumping sociale.
Una situazione dannosa a cui l’UE deve in qualche modo rimediare, sostengono i sindacati europei, introducendo una «clausola sociale» che legalizzi il diritto di azioni collettive mirate al rafforzamento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori. Altra iniziativa necessaria riguarda l’entrata in vigore della direttiva sul lavoro temporaneo attualmente bloccata presso il Consiglio dei ministri, normativa rilevante per la mobilità dei lavoratori e l’immigrazione perchà© sancisce l’eguale trattamento e dunque soddisfa la richiesta sindacale che l’UE non favorisca il dumping sociale.
«L’Europa deve muoversi velocemente per riparare il danno» e sancire il diritto all’eguaglianza di trattamento dei lavoratori nel Paese ospitante, perchà© deve essere evitato che la libertà di movimento sia usata come pretesto per abbassare gli standard sociali, dichiarano i sindacati europei.