Se alle guerre nel mondo si aggiunge anche quella commerciale

47

Incombe oggi il rischio che, alle due guerre in corso ai confini dell’Unione Europea, cui si aggiungono tutte le altre nel mondo, divampi anche quella commerciale lanciata da Donald Trump con l’arma dei dazi. Senza dimenticare che, nel contesto attuale, nell’espressione “guerra commerciale” pesa molto di più il sostantivo che non l’aggettivo: quest’ultimo potrebbe anche lasciare il posto ad aggressioni più pesanti e già qualcuno  si spinge fino a temere un rischio di vera e propria guerra mondiale.

In attesa di capire se il “dialogo amichevole” tra Trump e Giorgia Meloni a Washington porterà frutti concreti e, di conseguenza, come evolverà la miccia dei dazi accesa ad inizio aprile da Trump,  già è possibile intravvedere dove potrebbe esplodere, se le parti in causa non riusciranno a trovare un’intesa, mentre già si registrano non poche tensioni nel mondo.

Veniamo da decenni di globalizzazione dell’economia, con una costante crescita degli scambi commerciali internazionali favoriti da una progressiva abolizione dei dazi e apertura delle frontiere.

Lo ha sperimentato per prima e rapidamente il progetto di integrazione europea con l’adozione del Trattato di Roma nel 1957 e il raggiungimento dell’Unione doganale tra i sei Paesi membri della CEE già nel 1968, accompagnato da una gestione equilibrata dei dazi verso l’esterno della Comunità.

Per governare le regole degli scambi commerciali internazionali è stato creata nel 1995 l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), cui aderiscono oggi oltre 160 Stati (che rappresentano il 98% del commercio mondiale) e tra questi, fin dall’inizio l’Italia, gli Stati Uniti e, dal 2001, anche la Cina, oltre l’Unione Europea che  vi rappresenta tutti i suoi Stati membri.

Ancora recentemente l’OMC aveva intrapreso un ciclo di riforme per migliorare il suo funzionamento, in particolare i suoi poteri in materia di risoluzione dei conflitti commerciali internazionali, prima che si abbattesse lo tsunami scatenato da Trump, in perfetta infrazione alle regole condivise e in coerenza con il suo progressivo disimpegno dalle sedi multilaterali di confronto e dialogo.

In questo mondo fuori controllo, nel caos finanziario e non solo di questi giorni, tre attori principali occupano la scena della contesa commerciale: gli Stati Uniti che l’hanno innescata, la Cina che non ha esitato a evocare “scenari estremi” e l’Unione Europea che ancora spera in un possibile negoziato, prima di rispondere con contro-dazi già pronti. Molti altri Paesi, con minore peso commerciale e forza negoziale sono coinvolti in queste tensioni, comprensibilmente più disponibili a compromessi per limitare i danni.

In questa mappa l’asse principale di belligeranza è certamente quello che oppone gli Stati Uniti, in difficoltà economiche e finanziarie, alla nuova potenza emergente della Cina, il primo obiettivo dell’aggressione di Trump in un’area come l’Indo-Pacifico da una ventina d’anni individuato dalla Casa Bianca come futuro baricentro del mondo, lasciando progressivamente ai margini l’Unione Europea. Quest’ultima, pur restando una potenza commerciale di prima grandezza, è indebolita dalla sua mancata coesione politica – un gigante economico, ma nano politico – e dalla lentezza delle sue procedure decisionali, oltre che da suoi ritardi nei settori delle nuove tecnologie. 

In questo contesto cresce, con diffuse complicità interne all’UE, la tentazione di identificare le   regole di salvaguardia ambientale, sociale e sanitaria adottate a protezione dei cittadini in Europa, come una sorta di “dazi interni” che frenano lo sviluppo economico, rendendo meno competitivi i nostri mercati. Ne risulterebbe come somma una miscela esplosiva di “dazi”: quelli esterni imposti da Trump, quelli interni che secondo alcuni ci imporremmo da soli e i contro-dazi che l’UE è pronta lanciare a sua volta. E’ una miscela che la miccia accesa a Washington può fare deflagrare in un esplosione di guerra commerciale che rischia di essere una sconfitta per tutti. 

Come avviene regolarmente in tutte le guerre.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here