Rivedere la Politica di vicinato dell’UE

1675

La Politica Europea di Vicinato (PEV), lanciata nel 2004 per sostenere la stabilità   e la crescita ai confini comunitari, ha fallito nel promuovere i diritti umani nei Paesi terzi, per questo deve essere soggetta a una «profonda revisione».
Lo sostiene il Parlamento Europeo, che di fronte ai cambiamenti politico-sociali in corso nel vicino Nord Africa ha chiesto all’UE un maggior sostegno politico e finanziario per questi Paesi, a condizione perಠche siano realizzate in essi le riforme democratiche.
Secondo l’Europarlamento, nella nuova PEV l’Unione Europea deve giocare «un ruolo attivo da protagonista e non solo quello di finanziatore», mentre le relazioni future con il Nord Africa e il Medio Oriente devono essere sufficientemente flessibili da permettere soluzioni mirate per ciascun Paese, con la possibilità   di garantire ad alcuni degli Stati partner uno status più avanzato nelle relazioni con l’UE, il tutto basato su accordi bilaterali condotti dalla Commissione Europea che devono perಠ«essere più trasparenti».
Per quanto riguarda i flussi migratori, poi, l’Europarlamento chiede di facilitare l’ottenimento dei visti d’ingresso per tutti i partner del Mediterraneo, in particolare per studenti, ricercatori e uomini d’affari. Criticando «l’approccio asimmetrico» dell’UE in materia di mobilità   nei confronti dei Paesi vicini e reiterando la convinzione che gli accordi di riammissione devono valere solo per gli immigrati irregolari e non per richiedenti asilo, rifugiati o persone che necessitano protezione, il Parlamento Europeo ribadisce il valore del principio del “non respingimento”, da applicare a qualsiasi persona che nel Paese d’origine rischia la pena di morte, trattamenti disumani e tortura.
L’Europarlamento sottolinea l’importanza di intensificare il dialogo politico con i vicini meridionali dell’UE; pone l’accento sul fatto che il rafforzamento della democrazia, lo Stato di diritto, il buon governo, la lotta contro la corruzione e il rispetto dei diritti umani e delle libertà   fondamentali sono elementi essenziali di tale dialogo; sottolinea, in proposito, l’importanza del rispetto della libertà   di coscienza, di religione e di pensiero, della libertà   di espressione, della libertà   di stampa e dei media, della libertà   di associazione, dei diritti delle donne e della parità   di genere, della tutela delle minoranze e della lotta contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.
La PEV si è dimostrata finora «inefficace nel conseguire i suoi obiettivi in materia di diritti umani e democrazia, oltre che incapace di portare alle necessarie riforme politiche, sociali e istituzionali», sottolinea il Parlamento Europeo, osservando che nelle relazioni con la regione «l’UE ha trascurato il dialogo con le società   civili e le forze democratiche della sponda meridionale del Mediterraneo». Per queste ragioni, gli eurodeputati sostengono che l’attenzione della PEV dovrebbe ora concentrarsi sull’interazione «con partner realmente rappresentativi della società   civile e istituzioni chiave essenziali per la costruzione della democrazia, con priorità   d’azione ben definite, parametri di riferimento precisi e una differenziazione basata sulla performance e i risultati ottenuti».

Approfondisci

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here