Relazioni euromediterranee, tra guerre e dialogo

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euromedSi è tenuta a Lisbona, il 5 e 6 novembre scorsi, la IX Conferenza ministeriale euromediterranea. Un importante appuntamento e un’opportunità   per discutere di progressi fatti e di futura cooperazione fra i 27 Paesi dell’Unione europea e i 10 Paesi partner che si affacciano sul Mediterraneo: Algeria, Tunisia, Marocco, Giordania, Libano, Siria, Egitto, Turchia, Israele e Autorità   Palestinese.
Il solo elenco di questi Paesi partner dà   già   la prima misura della complessità   delle relazioni euromediterranee, ma sottolinea anche la tenuta nel corso degli anni e, in particolare, a partire dal 1995 quando fu lanciato il processo di Barcellona, di una costante volontà   di rafforzare i rapporti con l’Europa e di garantire a tutti i Paesi coinvolti uno spazio di incontro e di dialogo (e per la Siria forse l’unico in cui incontra Israele) su temi di interesse comune.
Le materie in discussione, oggetto degli impegni presi a Barcellona dodici anni fa e valutati e rafforzati nel 2005, vertevano in particolare sul dialogo politico, sulla cooperazione economica e sul rafforzamento del dialogo interculturale fra i popoli delle due sponde del Mediterraneo. Un nocciolo duro e ambizioso, al quale, con il passare degli anni e l’evolversi delle relazioni, si sono aggiunti nuovi temi, nuovi strumenti, nuove occasioni di dialogo politico e di cooperazione economica e finanziaria. Il processo di Barcellona è stato infatti affiancato dalla Politica di vicinato dell’UE, strumento di cooperazione finanziaria e di più intenso dialogo politico bilaterale con la maggior parte dei Paesi partner; si è rafforzato il quadro istituzionale con la creazione dell’Assemblea parlamentare euromediterranea; si sono tessuti legami di cooperazione accademica con la creazione del FEMISE (rete comune di istituti di ricerca economica) o con la creazione di EuroMesco (rete di istituti di scienze politiche) e si è dato soprattutto vita alla Fondazione Anna Lindt nel 2005 ad Alessandria per il dialogo fra le culture e la cooperazione interculturale.
Un passo avanti in questo senso è stato fatto anche durante questa riunione ministeriale, in cui si sono gettate le basi per una partecipazione più importante dei Paesi partner ai meccanismi decisionali dell’UE su materie di interesse comune.
Se da una parte si possono quindi constatare progressi nel dialogo e nella cooperazione, dall’altra la complessità   delle relazioni fra gli stessi Paesi partner e la situazione tragica e irrisolta del conflitto in Medio Oriente pesano enormemente su un evoluzione coraggiosa e serena non solo delle relazioni euromediterranee ma anche dell’indispensabile processo di stabilità  , di giustizia e di pace nella regione. Non solo, pesa anche la debolezza politica dell’UE nelle sue relazioni esterne e la sua difficoltà   ad esprimere una visione comune sull’evoluzione di tali relazioni. Temi che accendono spesso al suo interno dibattiti talvolta disorientanti e fragilizzanti che non aiutano a conferirle quel ruolo solido e da protagonista più che mai auspicabile in una regione così sensibile ai suoi immediati confini. Che dire infatti dell’improvvisa proposta del presidente francese Nicolas Sarkozy di creare un’Unione del Mediterraneo senza discuterne e precisarne i termini?
L’obiettivo economico della creazione di uno spazio di libero scambio euromediterraneo, ad esempio, è uno degli obiettivi più importanti, ma per questo è necessaria una maggiore integrazione e cooperazione regionale tra i partner mediterranei. Conosciamo purtroppo quanto limitate e problematiche siano le loro relazioni sia da un punto di vista politico che economico. Agli obiettivi iniziali di Barcellona, si sono aggiunti anche la cooperazione in materia di sicurezza, di lotta al terrorismo e di immigrazione, temi ormai di grande attualità   e altamente sensibili che esigono chiarezza nei termini, nelle politiche, negli approcci e negli strumenti sia da una parte che dall’altra delle sponde del Mediterraneo.
La lista delle cooperazioni si è allungata inoltre su vari altri temi: rafforzamento del dialogo interculturale, commercio, trasporti, salute, ambiente e cambiamenti climatici, cooperazione industriale, turismo, occupazione e affari sociali. Al riguardo, è già   stato fissato un dettagliato calendario di incontri per i prossimi mesi, a diversi livelli, ma che indica ancora una volta la necessità   di non interrompere mai un dialogo che, vista la varietà   e il numero dei temi, potrebbe considerarsi quasi giornaliero.
Ma forse la cosa più importante sono stati gli incontri della Troika europea prima con l’Autorità   Palestinese e poi con Israele ai margini della Conferenza ministeriale: Si è parlato del processo di pace in Medio Oriente, ma non è stato detto molto: sappiamo perಠche i nostri partner partiranno alla volta degli Stati Uniti per partecipare alla Conferenza internazionale organizzata per fine anno.
Il processo di Barcellona ha comunque già   avuto un grande merito: quello di tenere costantemente aperto il dialogo tra i partner e soprattutto tra Israele e i Paesi arabi.
E forse, a lungo andare, e malgrado le debolezze dell’Unione europea, questo potrebbe essere l’unico spiraglio di speranza di pace cui aggrapparci.

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