Recessione più profonda e ripresa più debole: le previsioni estive della Commissione rendono necessario un accordo su Next Generation EU

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La Commissione Europea ha presentato le previsioni economiche estive riguardanti i livelli annuali e trimestrali del PIL e dell’inflazione per l’anno in corso e l’anno successivo in tutti gli Stati membri ed a livello continentale. Il filo conduttore delle recenti statistiche è un peggioramento delle stime sulla severità della recessione e sulla capacità di ripresa dell’Unione, causato principalmente da un allentamento più graduale delle misure di confinamento rispetto a quanto previsto nelle precedenti previsioni di primavera.

In particolare, la contrazione economica a livello UE toccherà l’8,3% nel 2020 e la crescita nel 2021 sarà soltanto del 5,3%, mentre l’Eurozona subirà una riduzione ancora più marcata, l’8,7%, seguita da una ripresa leggermente più marcata del 6,1%. Si tratta di un peggioramento di quasi un punto percentuale rispetto alle previsioni di primavera e per il nostro Paese il quadro è ancora più fosco. Infatti, sebbene la pandemia abbia colpito tutti gli Stati membri, sia il calo della produzione nel 2020 sia il ritmo della ripresa nel 2021 saranno assai disomogenei all’interno dell’Unione Europea. Stando alle stime di Bruxelles, l’Italia sarà il Paese più colpito nel 2020 (-11,2%) ed il rimbalzo l’anno successivo sarà in linea con la media europea (+6,1%). Anche il tasso di inflazione previsto resterà ben al di sotto dell’obiettivo di medio periodo del 2% stabilito dalla BCE. Nonostante la significativa potenza di fuoco messa in campo dall’Eurotower con il programma di acquisto titoli PEPP, l’inflazione resterà ancorata allo 0,3 % nel 2020, per poi risalire all’1,1 % l’anno seguente.

Resta da sottolineare la pesante incertezza che si annida dietro queste previsioni. La portata e la durata della pandemia e delle eventuali misure di contenimento che potrebbero rivelarsi necessarie rimangono essenzialmente un’incognita. Le previsioni si basano sulle ipotesi che le misure di contenimento andranno via via allentandosi e che non si verificherà una “seconda ondata” di contagi. Inoltre, vi sono rischi per la stabilità dei mercati finanziari e resta l’incognita di un eventuale mancato raggiungimento di un accordo sulle future relazioni commerciali tra il Regno Unito e l’UE. In generale, le politiche protezionistiche e un’eccessiva frantumazione delle catene di produzione globali potrebbero incidere negativamente sugli scambi commerciali e sull’economia a livello mondiale.

Fortunatamente, esistono anche scenari più positivi rispetto al quadro appena delineato. Innanzitutto, qualora la ricerca di un vaccino andasse a buon fine in tempi rapidi, oppure la situazione epidemiologica vedesse un sensibile miglioramento, non si potrebbe escludere una ripresa più rapida del previsto. Inoltre, va considerato che le previsioni non tengono conto degli strumenti messi in campo dall’UE per affrontare la crisi, in quanto non ancora funzionali o attivati dagli Stati membri. Per esempio, un compromesso virtuoso sul Next Generation EU che consenta una rapida raccolta e distribuzione delle risorse al centro alla periferia potrebbe stimolare una ripresa più accentuata nel 2021.

Nel corso della conferenza stampa convocata per la presentazione delle previsioni economiche d’estate il Vicepresidente esecutivo per Un’economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis, ha dichiarato: “L’impatto economico del confinamento è più grave di quanto avevamo inizialmente previsto. Continuiamo a navigare in acque agitate e siamo esposti a molti rischi, tra i quali un’altra massiccia ondata di contagi. Al di là di qualsiasi altra considerazione, le previsioni sono un esempio eloquente della necessità di concludere un accordo sul nostro ambizioso pacchetto per la ripresa, Next Generation EU, per aiutare l’economia. Per quanto riguarda i prossimi mesi di quest’anno e il 2021 è lecito attendersi una ripresa, ma dovremo sorvegliare da vicino il rischio che avvenga a ritmi diversi. È nostro dovere continuare a proteggere i lavoratori e le imprese e a coordinare scrupolosamente le politiche a livello dell’UE, per poter uscire dalla crisi più forti e più uniti“.

Per approfondire: il comunicato della Commissione

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