Presidenza ungherese: i dubbi dell’Europa

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Nel giorno in cui in Ungheria entra in vigore la legge sui media, detta anche «legge bavaglio», il Paese magiaro assume la presidenza dell’Unione Europea per la prima volta nella sua storia.
Si tratta di una concomitanza da più parti sottolineata con preoccupazione, la nuova normativa istituisce infatti un’ Autorità   nazionale per i media e le comunicazioni, controllata da persone fedeli al partito di governo a cui sono assegnati anche poteri sanzionatori nei confronti dei media privati che dovessero violare questa legge. Tutti i Paesi europei hanno manifestato preoccupazione, molto dure sono state le parole dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) secondo la quale la legge è «una minaccia alla libertà   di stampa» e «se mal utilizzata potrà   ridurre al silenzio i media critici e il dibattito politico nel Paese».
Altri elementi che suscitano perplessità   in Europa sono: la riforma costituzionale che priva di fatto il supremo organo giurisdizionale del Paese delle competenze in maniera finanziaria, la legge sulla doppia cittadinanza, che sta causando in questi giorni tensioni con la Repubblica Slovacca, e soprattutto le dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti del governo e delle forze nazionaliste che ne fanno parte in merito all’uso del «pugno di ferro» nei confronti dei rom che rappresentano il 7% della popolazione ungherese.
Particolarmente importanti sono su questo punto le parole contenute nelle Raccomandazione che l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, UNHCR, ha inviato il 14 dicembre scorso al premier ungherese auspicando che «l’Ungheria dimostri la sua leadership consolidando gli accordi sugli emendamenti cruciali per la legge europea sull’asilo e assicurandone la conformità   con la legge e la giurisprudenza internazionale». Altre priorità   sulle quali l’UNCHR richiede un impegno concreto all’Ungheria sono: «un’adeguata salvaguardia delle persone in cerca di protezione nell’ambito della gestione dei confini e delle migrazioni», «l’attenzione alla condizione degli apolidi in tutto il mondo» e un concreto e intensificato impegno «per affrontare le questioni legate ai rom sia all’interno che all’esterno dell’UE».
Le prime dichiarazioni da presidente di turno del premier magiaro Viktor Orban sono improntate all’ottimismo: Il lavoro che attende l’Ungheria è stato definito «difficile ma non impossibile» da Orban secondo il quale «costruire un’amicizia sopra le rovine della guerra e dell’odio, liquidare il comunismo, unificare l’Europa, creare una nuova moneta universale, realizzare uno spazio economico unico di 27 nazioni e 500 milioni di persone era certamente più difficile del lavoro che ci aspetta».

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