Nuove proposte per un patto sui cambiamenti climatici

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La Commissione europea ha presentato una serie di proposte riguardanti un nuovo accordo internazionale per la lotta contro i cambiamenti climatici, che dovrebbe essere siglato alla Conferenza sul clima che le Nazioni Unite terranno a Copenaghen in dicembre.
Le proposte della Commissione prevedono entro il 2015 l’istituzione di un mercato del carbonio che coprirà   tutti i Paesi dell’OCSE e lo sviluppo di fonti di finanziamento internazionali innovative basate sulle emissioni dei Paesi e sulle loro capacità   finanziarie.
Secondo la Commissione, al fine di contenere l’aumento della temperatura al di sotto della soglia di 2°C le emissioni globali devono raggiungere il loro livello massimo prima del 2020 e poi, entro il 2050, devono essere ridotte a meno del 50% dei livelli registrati nel 1990. Sia i Paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo dovranno agire, ma ai Paesi sviluppati e alle istituzioni multilaterali toccherà   stanziare finanziamenti molto più consistenti a favore dei Paesi in via di sviluppo per aiutarli a sostenere i costi del loro contributo alla lotta ai cambiamenti climatici.
«Per affrontare le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici, nei prossimi decenni saranno necessari pesanti investimenti pubblici e privati. Gli investimenti saranno in ogni caso inferiori ai costi che dovremmo sostenere se non ostacolassimo la forza distruttrice dei cambiamenti climatici» ha dichiarato il commissario europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas, secondo cui il piano europeo di ripresa economica e le altre misure simili che sono in corso di adozione in tutto il mondo offrono l’opportunità   di favorire gli investimenti necessari a basso tenore di carbonio e, al tempo stesso, di stimolare la crescita, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro. «Sarà   tuttavia vitale individuare altre soluzioni di finanziamento per giungere a un accordo a Copenaghen», ha sottolineato Dimas spiegando il contributo che intende portare la comunicazione della Commissione, che passa ora al vaglio di Consiglio, Parlamento e organi consultivi dell’UE, mentre la risposta del Consiglio europeo è attesa per marzo.

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