Non solo Gaza, ma anche Sudan, uno dei tanti conflitti dimenticati in Africa

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Tanti sono gli occhi della comunità internazionale e delle sue società civili che guardano al popolo di Gaza, alle sue indicibili sofferenze in un massacro senza fine. 

Ci sono purtroppo conflitti altrettanto devastanti che bruciano non lontano dalla Palestina, in quell’Africa tanto ricca di terre rare quanto vittima di una ininterrotta catena di conflitti, da Nord a Sud, da Est ad Ovest e di interessi globali sempre più strategici.

Uno di questi conflitti “dimenticati”  è in corso in Sudan da circa due anni, da quando l’esercito regolare e un potente gruppo paramilitare (Rapid Support Forces – RSF)  hanno iniziato una guerra interna ad oltranza per il potere. 

Si tratta di una violenta guerra civile, con importanti ricadute sulla popolazione : 12 milioni di sfollati in quello che le Nazioni Unite hanno recentemente definito “la più grande crisi umanitaria del mondo”. Particolarmente grave al riguardo, sempre secondo l’ONU, la situazione nel Darfur, una delle nove province del Sudan, dove circa 1.6 milioni di persone  sono sfollate dal Darfur settentrionale, altri 2 milioni stanno affrontando un’insicurezza alimentare estrema, mentre più di 300.000 persone sono già in condizioni di carestia. 

Se la situazione umanitaria del Paese è sempre più catastrofica, dove più della metà della popolazione (circa 50 milioni di abitanti),  è a rischio, la situazione politica e l’intensità del conflitto non permettono di percepire, ad oggi, alcun segnale di pace. Ed ogni tentativo al riguardo è miseramente fallito nel nulla.

Il Sudan è  il Paese più grande dell’Africa, confina con altri sette Paesi africani e soprattutto con il Mar Rosso, sul quale si affaccia con ben 800 km di costa. Ha quindi una posizione geostrategica importante, tra il Sahel e il Corno d’Africa, all’incrocio tra Africa e Medio Oriente, con collegamenti al Canale di Suez e attraversato dall’ingente  ricchezza delle acque del Nilo. Particolarmente attraente per i Paesi  arabi del Golfo (Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) in quanto porta d’accesso verso l’Africa, ma anche per attori internazionali quali la Russia, la Cina e la Turchia nel contesto, in particolare, di interessi economici legati alle risorse naturali.

Di rilevante importanza  è infatti la presenza nel sottosuolo del Paese di oro, che porta il Sudan ad essere il decimo maggiore produttore al mondo e il terzo nel continente africano.  Una risorsa pericolosa che foraggia la guerra e rende il Paese un centro di traffici illeciti e di influenze straniere, poco sensibili alla soluzione di un devastante conflitto.

L’Unione Europea, non attrezzata diplomaticamente per poter far pressione per una soluzione del conflitto e un dialogo di pace, cerca di intervenire a livello umanitario con interventi finanziari ( 282 milioni di Euro per il 2025), considerando la situazione in Sudan  “una catastrofe globale”.   

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