Nell’UE gli agricoltori contro l’accordo Mercosur

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La settimana scorsa, al Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo, l’Unione Europea ha da una parte trovato un difficile consenso per intervenire a sostegno dell’Ucraina, con la creazione di un debito comune di 90 miliardi di euro per il biennio 2026-2027, ma non è ancora riuscita, dopo 25 anni di trattative, a chiudere l’importante accordo commerciale con i Paesi dell’America latina, riuniti nel Mercosur, il “mercato comune” che riunisce Argentina, Brasile, Paraguay  e Uruguay.

Per memoria, va ricordato che la politica commerciale è una competenza esclusiva comunitaria, subordinata al voto a maggioranza dei governi nazionali UE: qui qualcosa si è  inceppato, in particolare ad opera di Francia, Italia, Polonia, Ungheria ed Austria che, al Consiglio europeo, hanno chiesto un rinvio a gennaio della decisione, per poter dare adeguate rassicurazioni al settore agricolo europeo.

La lunga gestazione della trattativa traduce le tensioni generate da questo accordo che prevede di liberare in larga misura da dazi, gli scambi tra queste due aree del mondo, oggi in relativo equilibrio per le rispettive bilance commerciali, dove export ed import sostanzialmente si equivalgono, per favorire una reciproca  vantaggiosa crescita degli scambi in un mercato integrato di circa 780 milioni di consumatori. 

Il problema nasce in particolare per le esportazioni del Mercosur verso l’Unione Europea nel settore agroalimentare, carne bovina in particolare, con il rischio di alterare la competizione per la diversità delle regole sanitarie in vigore nelle due aree, con quella europea da tempo più severa per la salvaguardia della salute dei consumatori.

Senza scendere troppo nei dettagli, i Paesi UE citati sono anche quelli che devono fare i conti con un importante, anche se economicamente limitato, settore agroalimentare verso il quale i governi citati sono esposti elettoralmente al consenso degli agricoltori, gli stessi che si sono già rumorosamente manifestati con le loro “marce dei trattori” contro la politica ambientale UE. 

La protesta si è ripetuta anche la settimana scorsa a Bruxelles, lasciando in ombra i vantaggi dell’accordo per l’economia europea in molti altri settori, in particolare quello industriale e dell’automotive in seria crisi, tanto in Germania quanto in Italia. Senza contare l’urgenza per l’UE di disporre di materie prime critiche per la sua industria, evitando di aggravare la sua dipendenza dalla Cina, in competizione con l’Europa nell’area latino-americana. E senza dimenticare che nelle stesse ore l’UE era impegnata a trovare risorse per proseguire nel sostegno all’Ucraina aggredita dalla Russia.

Nella congiuntura politica attuale su questo versante è particolarmente esposta la Francia, senza un governo stabile e bersaglio di mobilitazioni anche violente, come già accaduto alla vigilia delle elezioni europee e ripetutamente nei giorni scorsi, anche a causa di un’epidemia di animali in corso.

Alla Francia si è affiancato il governo italiano, sensibile alla sua clientela elettorale e meno agli interessi generali del Paese alle prese con una pesante crisi industriale, complessivamente aggravata dalla recente ondata di nuovi dazi, che motiva l’urgenza per la conclusione di questo accordo con il Mercosur. in una stagione minacciata da un’ondata protezionista che l’Unione Europea ha tutto l’interesse ad evitare.

Sarebbe però riduttivo fermarsi a queste considerazioni, dimenticando che in gioco per l’agricoltura ci sono anche in vista le pesanti riduzioni di risorse nel bilancio UE 2028-2034 e le prospettive di futuri allargamenti che modificheranno il mercato agricolo europeo.

Se ne riparlerà subito a inizio anno. Intanto auguri all’Unione Europea, che non va in vacanza.

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