NATO : Appuntamento a Vilnius

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La riunione della NATO a Vilnius l’11 e il 12 luglio rappresenta una tappa significativa nel percorso di riorientamento e adattamento messo in moto dall’invasione della Russia all’Ucraina nel febbraio 2022.

Significativa perché sul tavolo e nelle aspettative molti erano i temi da affrontare in una prospettiva di forti cambiamenti geopolitici che la guerra ha innescato e dove la Russia è considerata, dalla NATO, “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza e alla pace degli Alleati e alla stabilità dell’area Euro-Atlantica”.

Sono parole contenute nello Strategic Concept (Bussola strategica) approvato l’anno scorso al Vertice di Madrid, un documento programmatico che viene presentato ogni dieci anni circa e indica le linee guida e le strategie dell’Alleanza Atlantica per il futuro. Vista la situazione di guerra nel cuore dell’Europa e i cambiamenti mondiali in corso, si puo’ considerare che il documento di Madrid abbia segnato l’evoluzione più importante delle strategie della NATO dalla fine della Guerra fredda. Tre i temi di base : più contributi finanziari da parte degli Stati membri e più armi, ingresso di nuovi alleati e nuove attenzioni non solo nei confronti della Russia, ma anche e soprattutto della Cina.

Inziando dal tema dell’impegno di spesa permanente per la difesa, i leader hanno ridiscusso l’obiettivo di puntare al 2% del Prodotto Interno Lordo di ogni Paese, come base di contributo. Un impegno richiesto fin dal 2014 e che ad oggi, secondo le ultime stime della NATO, solo 11 Paesi su 31 dovrebbero raggiungere tale obiettivo entro la fine di quest’anno. Dietro a tale impegno, superato significativamente solo da Grecia, Stati Uniti, Polonia e Paesi Baltici, l’ordine del giorno di Vilnius ha segnato la discussione su un piano d’azione per rafforzare, da una parte, l’industria della difesa e dall’altra la posizione di deterrenza nei confronti di tutte le minacce emergenti.

Per quanto riguarda l’allargamento della NATO, il punto centrale è senza dubbio l’ingresso dell’Ucraina, tema che, malgrado il forte impegno dell’Alleanza nelle forniture di armi e sostegno militare a Kiev, divide gli Stati alleati. La posta in gioco non è da poco, visto che, secondo l’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, un’adesione implicherebbe un intervento diretto della NATO nel conflitto in corso contro la Russia, cosa che nessuno si augura. Da questo punto di vista, a Vilnius, la NATO ha tuttavia mandato segnali di avvicinamento all’Ucraina all’obiettivo di un ingresso in temini di cooperazione, consultazione e garanzie di sicurezza, lasciando la decisione finale ad un futuro incerto, cioè la fine della guerra. Un futuro che richiederà certamente un ampio ripensamento sull’insieme della sicurezza in Europa.

Sempre sul tema delle future adesioni alla NATO, la Turchia, dopo un anno di veto, ha dato il via libera all’adesione della Svezia. E’ stato un veto legato apparentemente a ragioni politiche inerenti al rapporto di Stoccolma con i curdi, considerati da Erdogan come terroristi. Certo è che il presidente turco, con questo veto, ha sottolineato il suo ruolo sulla scena internazionale, il suo peso per quanto riguarda l’allargamento della NATO e la sicurezza nel Nord Europa, geograficamente cosi vicino alla Russia.

Infine, la presenza a Vilnius dei leader politici di Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, testimonia dell’importanza di più strette relazioni con partner globali in zone sensibili per le future prospettive di sicurezza, prima fra tutte quella dell’Indo Pacifico e, in particolare, della Cina. Una strategia che non riguarda soltanto l’aspetto militare ma anche aspetti legati alla difesa tecnologica ed economica. Aspetti che si incroceranno sempre più nel prossimo futuro e dove i concetti di difesa e sicurezza avranno orizzonti strategici sempre più vasti.

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