Macron, candidato protagonista nell’UE

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Che il presidente francese Emmanuel Macron abbia un’evidente vocazione al protagonismo è difficile contestarlo; che riesca nel suo intento in Francia  resta da vedere, ma che trascini con sé anche un’Unione Europea ad essere protagonista sembra per il giovane leader un’impresa smisurata.
È quanto pare di capire dalle sue iniziative di questi ultimi giorni, in particolare con l’intervento militare in Siria, con il suo discorso al Parlamento di Strasburgo e, successivamente, nel suo incontro con la Cancelliera Angela Merkel.
L’intervento militare in Siria, a fianco di Stati Uniti e Gran Bretagna, ha dato la misura di un Capo di Stato e dell’esercito orgoglioso della capacità politica e militare della Francia, al punto da dichiarare – salvo immediata smentita di Washington- di avere raggiunto un’intesa il presidente Trump per il mantenimento di una presenza militare americana in Siria. Analoga smentita è arrivata dalla Turchia alla dichiarazione di Macron di essere riuscito a rompere, in occasione dell’intervento in Siria, l’intesa tra Erdogan e Putin. Per il preteso protagonismo francese due “correzioni “ pesanti.
Pochi giorni dopo, in un contesto politico oggettivamente difficile, Macron si è rivolto al Parlamento europeo con un discorso sul futuro dell’Ue molto atteso, dopo i suoi interventi in occasione della sua elezione e, poco tempo dopo, alla Sorbona. Certo, da allora molte cose sono cambiate: dal contrastato governo tedesco con Merkel indebolita dal risultato elettorale e frenata dal suo stesso partito alla composizione del nuovo governo austriaco fino al successo del “democratico illiberale” Vicktor Orbán in Ungheria, dallo sconvolgimento politico in Italia all’intervento militare in Siria.
Senza far nomi Macron non ha evitato questi nodi e l’urgenza di scioglierli, dando vita fin da subito a un nuovo progetto comune, in grado di difendere e rafforzare la democrazia in pericolo, facendo perno su una “sovranità europea”, complementare di quelle nazionali, ma di queste più forte. In particolare una sovranità impegnata a proteggere i cittadini, a salvaguardare gli scambi commerciali multilaterali , a lottare più decisamente contro il cambiamento climatico, a farsi carico della salute e di una sana alimentazione, a sviluppare la strumentazione digitale ma proteggendo i dati personali e a difendere il patrimonio dei valori sociali europei.
Si tratta per Macron di obiettivi ambiziosi da raggiungere con i popoli europei, nel quadro di “consultazioni civiche” mirate ad alimentare un “ dibattito franco, aperto e strutturato” e anche “aspro”, come dovuto in una democrazia.
Non sono mancati anche chiari appelli ad affrontare i problemi dei flussi migratori e la revisione dell’Accordo di Dublino, del completamento dell’Unione bancaria, del sostegno a politiche culturali e al rafforzamento e alla revisione del bilancio UE.
Altrettanti temi riproposti nell’incontro due giorni dopo a Berlino con Angela Merkel, reduce da contrasti seri sul rilancio del progetto europeo, in casa propria e con i vicini del nord Europa, capeggiati dall’Olanda. Non era proprio la Cancelliera che Macron sognava di incontrare per rimettere in moto l’auspicato motore franco-tedesco e aprire una nuova stagione per l’UE. Già nel discorso di Strasburgo si erano percepiti toni tra l’incalzante e il disperato, addirittura evocando l’incubo di una “guerra civile” europea, anche se nella sostanza Macron aveva tenuto il punto.
Di ritorno da Berlino è probabile che il presidente francese, senza troppo cedere sulle sue proposte (sostenute oggi dal governo Gentiloni, ma domani non si sa), abbia dovuto rivedere le sue strategie, ammorbidendo i toni e rinviando decisioni per la verità urgenti, in attesa di vedere i risultati dei sue due incontri nelle prossime settimane, prima con Trump a Washington e, poco dopo, con Putin a san Pietroburgo.
Macron si conferma un straordinario animale politico di alto profilo e non privo di coraggio, ma deve fare i conti con l’inevitabile strettoia dei compromessi che sta rischiando di soffocare un’Europa divisa e determinata a resistere alla sua prorompente vocazione al protagonismo.

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