«L’Unione europea stenta a influenzare le Nazioni Unite» in materia di diritti dell’uomo, questo in sintesi il commento della Relazione sui diritti dell’uomo stilata dal think tank European Council on Foreign Relations (ECFR) che ha esaminato missioni quali quelle in Zimbabwe e Darfur.
Nel 1990 l’UE poteva contare sull’appoggio di oltre il 90% dei membri dell’Assemblea generale dell’ONU, oggi invece più della metà dei membri è di diverso avviso mentre cresce il peso politico di Russia e soprattutto Cina, che è salita a oltre tre quarti dei consensi in Assemblea. Il Rapporto dell’ECFR loda dunque «l’abilità diplomatica» delle due potenze, rilevando d’altro canto la perdita di influenza europea. Secondo l’ECFR l’Europa dovrà trovare nuove alleanze, ad esempio attraverso gli Stati Uniti, fungendo da «ponte contro l’isolamento statunitense» e per un’Assemblea «meno polarizzata».
Mentre infatti si constata una crescente politicizzazione di Paesi che votano in blocco, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon sottolinea che la collaborazione «non deve assumere la forma di un club privato, ma includere altre organizzazioni regionali e locali per costruire una rete globale necessaria ad affrontare la crisi odierna».
Va ricordato, perà², che la presenza dell’UE all’ONU è piuttosto frammentata e avviene in diverse forme: come 27 Paesi membri in forma individuale, come presidenza dell’UE, come Consiglio dell’UE, come Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, come Commissione europea o come corpo diplomatico, mentre Regno Unito e Francia sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza.