L’UNFCCC si prepara alla COP29

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Questo mese, tra l’11 e il 24 novembre, Baku, capitale dell’Azerbaigian, ospiterà un triplice incontro di interesse globale: al centro la 29esima edizione della UNFCCC COP29, Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, poi affiancata dalla Riunione delle Parti del Protocollo di Kyoto (CMP19)  e la Riunione delle Parti dell’Accordo di Parigi (CMA 6).

All’ordine del giorno saranno la situazione attuale del nostro pianeta e tutti gli impegni e gli obiettivi comuni degli Stati nell’ambito della sostenibilità. Facendo un passo indietro, è importante citare i Nationally Determined Contribution (NDC) che, nel 2023, secondo un rapporto dell’UNFCCC precedente alla COP28, erano risultati insufficienti per raggiungere gli obiettivi prestabiliti nell’Accordo di Parigi.

Coinvolgendo la presidenza attuale, ma anche quella della COP28 degli Emirati Arabi Uniti e quella della COP30 del Brasile, è stata pianificata una tabella di marcia in cui la cooperazione internazionale sarà la chiave per supportare i nuovi obiettivi.

Obiettivi della COP29

Primo obiettivo su cui le Presidenze decidono di impegnarsi è analizzare i motivi per cui gli NDC non hanno prodotto lo sviluppo programmato e quindi capire come supportarli affinché possano contribuire efficientemente alla Missione 1,5°C.

Il Presidente della COP29, Mukhtar Babayev, nella sua lettera aperta ‘In Solidarity of a Green World’, evidenzia che la priorità di questa COP è il raggiungimento di un nuovo obiettivo quantificato sul finanziamento (NCQG), attraverso una maggiore ambizione degli impegni nazionali e la messa a punto di piani concreti. È necessario anche promuovere un approccio quanto più inclusivo possibile che coinvolga anche le organizzazione non governative e il settore privato.

Cos’è il NCQG?

Il ‘New Collective Quantified Goal’ sulla finanza climatica era stato fissato nel 2015 per sostituire l’obiettivo esistente di 100 miliardi di dollari l’anno. Ancora non sono state decise le modalità e gli importi, ma il nuovo obiettivo mirerà ad aumentare i fondi per il clima nei paesi in via di sviluppo per consentire loro di intensificare le loro ambizioni climatiche dei prossimi NDC del 2025. Secondo alcune stime, ad esempio del IHLEG, questi paesi dovrebbero investire quasi 2,4 trilioni di dollari all’anno entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici.

E la Missione 1,5°C?

Dall’Accordi di Parigi del 2015 – evento fondamentale perché è lì che i 197 Stati della UNFCCC adottano la prima intesa universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici- sorge l’obiettivo a lungo termine di mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 2°C e di limitarne l’aumento a 1,5°C.

Il rapporto EGR 2024

L’Agenzia ONU per la Protezione Ambientale (UNEP) ha già pubblicato l’Emission Gap Report 2024. Il rapporto dipinge, dai dati e le statistiche calcolate, tre ‘possibili futuri’:

  1. Limitare il riscaldamento globale a 1.5°C
  2. Lottare per adattarsi a 2°C
  3. Affrontare le catastrofiche conseguenze a 2,6°C (e oltre)

Le emissioni di gas serra del 2023 sono arrivate a 57,1 miliardi di tonnellate di CO2, +1,3% rispetto al 2022. Invece che limitarle, quindi, le stiamo aumentando e anche troppo rapidamente. Per arrivare all’obiettivo di 1,5°C, entro i prossimi sei anni, dovremmo tagliare le emissioni del 42% (rispetto ai livelli del 2019) e arrivare al 57% entro il 2035.

Possibile? Tecnicamente (ancora) si, ma solo con una ‘mobilitazione internazionale senza precedenti’, azioni immediate dei paesi del G20 e l’implementazione di tutti gli NDC, ancora insufficienti come calcolato nel’EGR di quest’anno.

Per approfondire: COP29 Baku – ESG360, Accordo sul clima di Parigi – ESG360, What Could the New Climate Finance Goal Look Like? – WRI,

EGR2024 – UNEP

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