In un mondo sottoposto a dinamiche di forza e prepotenza brutale questa Unione Europea si presenta fragile ed inerme, nemmeno “un gigante con i piedi di argilla” ma quasi un nano senza i piedi per terra. Se c’era bisogna di convincersene lo hanno svelato le guerre di prepotenti ai suoi confini, tanto a nord che a sud, e di suoi avversari vicini o lontani nella competizione commerciale, dalle sponde dell’Atlantico a quelle del Pacifico. Al punto da apparire adesso questa Unione come un ridotto assediato in attesa dei tartari, come nel suggestivo e angosciante romanzo di Dino Buzzati.
Sono tante e pesanti le fragilità di questa Unione cresciuta negli anni in quantità, tanto economica che territoriale, molto meno in qualità culturale, sociale e politica. Sono progressivamente evaporati i suoi valori di riferimento, declamati ogni volta in apertura dei suoi Trattati costitutivi ma regolarmente disattesi dalle politiche praticate; si è gravemente incrinata la coesione sociale tra i suoi cittadini, ferita da disuguaglianze crescenti, ed è venuta meno una dinamica politica volta a proteggere le sovranità nazionali innestandole dentro una più robusta sovranità europea.
La guerra dei dazi in corso, appena agli inizi e ancora avvolta nella nebbia, ha certificato la debolezza dell’Unione, quella dei suoi massimi responsabili, tanto a livello nazionale che a quello comunitario, al punto da chiedersi se ci sia un pilota nell’aereo che vola nella tempesta e quanto gli resti di carburante per arrivare a destinazione e procedere rapidamente ad una manutenzione straordinaria di un velivolo usurato dal tempo e dalla mancanza di innovazioni coraggiose.
Delle guerre in corso, quelle militari e quelle commerciali, resteranno a lungo macerie in Europa, utili per capire dove si è sbagliato e a partire dalle quali ricostruire l’edificio dalle fondamenta “con chi ci sta”, sia o meno oggi dentro il perimetro dell’UE attuale, con nuove alleanze in quello che resta di partner affidabili in Europa e guardando anche oltre, nella nuova geografia politica che va emergendo dal caos in cui è stato precipitato il mondo di oggi.
Saranno fondamentali in questa ricostruzione i cittadini che, a prescindere dalla loro nazionalità, vivono o ci raggiungeranno in Europa, perché contribuiscano a disegnare un nuovo progetto culturale e politico che risponda alle loro attese. Saranno indispensabili nuove figure di governanti di forte statura politica che a Bruxelles ascoltino i popoli europei e nei Paesi UE non si servano dell’Europa per chiudersi nel recinto della “Nazione”, fingendo di cooperare tra di loro.Serviranno, con i tempi consentiti da questa tormentata congiuntura politica, interventi di manutenzione straordinaria sulle Istituzioni esistenti, mantenendo il profilo federale della Corte di giustizia e della Banca centrale europea, rafforzando i poteri del Parlamento europeo, restituendo ruolo e autonomia al “governo” collegiale della Commissione europea, elevandone livello e autorevolezza, contrastandone le attuali tentazioni “presidenzialiste” e liberando il processo decisionale in seno al Consiglio dei ministri UE dal cappio del voto all’unanimità.
Sarà importante rafforzare le poche politiche comuni esistenti e promuovere una politica estera e di sicurezza con nuovi sviluppi della politica fiscale, trovando un giusto equilibrio tra un sistema di regole indispensabili e l’esigenza di procedure che garantiscano efficienza e riduzione dei sovraccarichi burocratici.Soprattutto sarà necessario credere che una nuova Unione Europea, più coraggiosa ed autonoma, è possibile, convinti ormai che quella vecchia è da tempo arrivata al capolinea.