Dal CESE l’invito a far sì che la transizione verde non lasci indietro nessuno
La Commissione europea ha recentemente presentato la propria proposta per la futura “legge europea sul clima”, uno dei capisaldi del Green deal europeo annunciato dalla Presidente von der Leyen tra le proprie priorità programmatiche.
La proposta legislativa, come ampiamente annunciato, rende vincolante l’obiettivo “emissioni nette zero” entro il 2050, comportando l’obbligo per tutte le politiche – nazionali e dell’UE – di conformarsi a tale ambizioso proposito.
A tale scopo, viene introdotto un meccanismo quinquennale di monitoraggio e valutazione degli avanzamenti compiuti, basato sugli attuali sistemi di verifica in uso: i report dell’Agenzia europea dell’ambiente, gli strumenti dei Piani nazionali per l’energia e il clima e i dati disponibili in materia di cambiamenti climatici. La prima valutazione avrà luogo entro il 2023.
In caso di incompatibilità tra i sommenzionati obiettivi e le politiche nazionali, la Commissione potrà formulare raccomandazioni, obbligando gli stati a conformarsi alle indicazioni ricevute o a giustificare la difformità.
Per quanto concerne gli obiettivi intermedi, la Commissione si baserà su una valutazione di impatto per individuare nuove soglie per il 2030, adattando in base a quest’ultime il contenuto della legge sul clima entro il 2021.
Per quanto concerne le misure accessorie, è stata lanciata una consultazione finalizzata a raccogliere il parere dei cittadini europei su un nuovo “patto europeo per il clima”, un complesso di iniziative mirate a progettare nuove strategie e nuove soluzioni “dal basso” in materia ambientali. Il “patto” sarà adottato in tempo utile per la COP 26, che avrà luogo a Glasgow a novembre del corrente anno.
Sulle priorità del nuovo Green deal europeo si è recentemente espresso anche il Comitato economico e sociale europeo (CESE), riunitosi a Bruxelles per un dibattito appositamente dedicato che ha visto coinvolte molte delle numerose commissioni interne.
Nelle proprie conclusioni, i membri del CESE si sono soffermati sulle numerose opportunità offerte dal piano di transizione verde, ma anche sui rischi socio-economici che alcuni settori si troveranno a fronteggiare, rendendo necessarie azioni ad hoc per agevolare gli investimenti e sostenere gli addetti nel processo di riqualificazione.
Il CESE sottolinea, inoltre, i risvolti che il Green deal produrrà sul fronte delle relazioni esterne, rendendo quanto mai necessario imprimere una netta accelerazione al coinvolgimento dei Paesi limitrofi, in particolar modo i candidati all’ammissione dell’area balcanica, nella definizione e attuazione delle politiche ambientali.
Infine, il CESE ricorda l’importanza di un effettivo coinvolgimento della società civile, in particolar modo dei più giovani, affinché l’inevitabile processo di transizione democratica si svolga in maniera equa e giusta ed evitando che il peso del cambiamento gravi sulle fasce più deboli ed esposte della popolazione europea.
Per approfondire: la proposta di legge europea sul clima, il parere del CESE sul Green deal europeo