Con l’arrivo del Presidente Trump alla Casa Bianca, la politica estera degli Stati Uniti ha subito notevoli cambiamenti. In quel concetto di “America first” prendono posto nuove visioni dei rapporti con il mondo : una tangibile insofferenza per gli accordi internazionali e il multilateralismo, una preferenza per la conclusione di accordi bilaterali, poco spazio alla diplomazia e a sereni rapporti con gli alleati in Europa.
Sul filo di questo nuovo approccio nella gestione dei rapporti internazionali, la strategia degli Stati Uniti deve tuttavia e inevitabilmente scendere a patti con i nuovi attori sulla scena mondiale, in particolare con la Russia. Abbiamo visto infatti, in questi ultimi tempi, alcune situazioni di confronto fra le due potenze in zone di conflitto o di tensione, situazioni che rivelano quanto i loro rapporti siano oggi di strategica importanza per garantire o meno una certa pace e stabilità nelle varie regioni del mondo.
Due esempi recenti illuminano sui difficili e contradditori rapporti fra le due potenze. L’ultimo confronto, ad esempio, fra Russia e Stati Uniti si è giocato in questi giorni in Venezuela, Paese in preda a forti tensioni politiche e sull’orlo della guerra civile. Gli Stati Uniti, minacciando un intervento militare, sostengono il giovane leader dell’opposizione autoproclamatosi Presidente ad interim Juan Guaido’, mentre la Russia si è vigorosamente schierata a fianco del Presidente Maduro. Fra i due, l’incerto atteggiamento dell’esercito venezuelano. L’energico scambio di accuse fra Washington e Mosca non è stato di banale tenore : di fronte all’atteggiamento statunitense, pronto ad un’azione di forza per “restaurare la democrazia”, la Russia ha risposto con un monito a non “immischiarsi negli affari interni del Venezuela” e dichiarando l’ipotetico intervento “una grave violazione del diritto internazionale che non ha nulla a che fare con la democrazia”.
Mentre sale la tensione fra Russia e Stati Uniti e il resto della comunità internazionale si sente alquanto disorientata, il Venezuela vive le pagine più buie e pericolose della sua storia : Paese ricco di petrolio e situato in una sensibile posizione geostrategica, attraversa una situazione di grave degrado economico che ha portato gran parte della popolazione verso l’emergenza umanitaria.
Da un’altra parte del mondo e a differenza del confronto politico in corso sul Venezuela, il rapporto fra Stati Uniti e Russia nel conflitto in Libia ha colto di sorpresa la comunità internazionale, mettendo a rischio i tentativi di risolvere la crisi attraverso gli strumenti della diplomazia, in particolare europea ed ialiana. Da un atteggiamento dichiaratamente a favore e a sostegno al Governo di accordo nazionale, riconosciuto dall’ONU e guidato da Fayez al Serraj, Washington è improvvisamente passato al sostegno del Generale Haftar, appoggiato in particolare dalla Russia, dall’Egitto, dagli Emirato Arabi Uniti e, in modo più velato ed ambiguo, dalla Francia.
Ora, è sotto gli occhi di tutti l’importanza di una soluzione pacifica e politicamente condivisa per stabilizzare non solo la Libia, ma l’intera regione dell’Africa del Nord, oggi drammaticamente attraversata da molteplici conflitti, terrorismo e dolorose migrazioni. Un cambiamento di posizione cosi’ improvviso da parte di Trump rivela non solo la fragilità, l’incoerenza della sua politica, ma anche la sfiducia e il non rispetto nei confronti dei propri alleati. Per ora la battaglia di Haftar per la conquista di Tripoli continua, miete vittime, non mostra particolari segni di evoluzione. Sul versante dell’ONU e sulle posizioni della comunità internazionale al riguardo, nulla si muove : qualsiasi iniziativa contro Haftar è bloccata dall’opposizione di Stati Uniti e Russia.
Sono due esempi, sullo scacchiere internazionale dei conflitti, delle contraddizioni e delle fragilità dei rapporti fra due grandi potenze che hanno fra le mani i destini di pace o di guerra nel mondo. Destini che si giocano a seconda dei rispettivi interessi e opportunismi geopolitici, economici e militari. Non mancano altri e numerosi esempi al riguardo (Medio Oriente, Corea del Nord, Cuba….) ma ci limiteremo a ricordare la sensibile posizione dell’Unione Europea ai confini di Mosca e di Washington, fragile teatro in cui si giocano le prove della loro rispettiva difesa. Su questo preme, soprattutto oggi, il silenzio e la debolezza di un’Europa divisa, alla ricerca tuttavia di legittimità e di un nuovo futuro, in grado di dialogare con i grandi del mondo sulla base di quei valori che l’hanno da sempre contraddistinta.