La politica di prossimità   dell’Unione Europea

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Con l’allargamento, nel maggio 2004, ai nuovi 10 Stati membri, si sono inevitabilmente ridisegnate le frontiere dell’Unione Europea, soprattutto ad est ma anche a sud.
Se, in effetti ad est i nuovi Stati membri sono, in maggior parte, Stati che hanno fatto parte dell’ex Unione Sovietica, altri Paesi, pur avendo ritrovato una loro indipendenza, costituiscono per Europa e Russia paesi di frontiera o paesi di interesse strategico. Si tratta principalmente dell’Ukraina, della Moldavia, della Bielorussia e dei tre paesi del Caucaso sud, Armenia, Georgia e Azerbaijan.
Ma se a est si sono completamente ridisegnate le frontiere dell’Europa, anche a sud e dopo l’11 settembre in particolare, le frontiere hanno acquistato particolare significato in termini di vicinato e nuove relazioni con l’Unione Europea. Benchà© già   dal 1995 l’Unione Europea avesse stabilito con i paesi del Mediterraneo un partenariato per la cooperazione politica, economica e culturale, appare oggi indispensabile rafforzare questo partenariato per garantire maggiore stabilità   nell’area.
Si puಠcosì, guardando una cartina geografica, chiaramente identificare il nuovo contesto geopolitico nel quale si ritrova la nuova fisionomia dell’Europa. Se su questa cartina geografica si sovrapponesse poi una cartina che metta in evidenza anche le zone di conflitto, i flussi migratori, le grandi vie del gas e del petrolio e le appartenenze religiose, allora la posizione dell’Europa apparirà   in tutta la sua evidente complessità  .
Ed è in questo contesto che, a partire dal marzo 2003, l’Unione Europea sta sviluppando a est come a sud quella che viene chiamata la «Politica europea di prossimità  », il cui obiettivo è quello di creare o rafforzare, alle sue immediate frontiere, zone di stabilità   e sicurezza, di democrazia e rispetto dei diritti dell’uomo, nonchè di crescita economica. In altri termini, l’obiettivo è quello di estendere i principi guida e i benefici dell’allargamento ai nuovi vicini, offrendo loro, anche se in modo e misura diversi, la possibilità   di una più intensa cooperazione.
La politica di prossimità   è basata sul dialogo con ciascun Paese dell’area e su una ricerca e accordo comuni sugli obiettivi e le priorità   da perseguire. Vari sono i campi di cooperazione identificati come prioritari : riforme istituzionali e sostegno ai processi democratici, sostegno e sviluppo della società   civile e rispetto dei diritti dell’uomo, riforme economiche e lotta alla povertà  , cooperazioni transfrontaliere e integrazioni regionali, sostegno ai processi di pace nelle zone di conflitto, sviluppo delle infrastrutture e delle reti di comunicazione e trasportià¢à¢â€š¬à‚¦.
Chiaramente a est e a sud i contesti sono quanto mai diversi e la ricerca di un adeguato approccio o strategia verso ciascun paese nonchà© verso il suo stesso contesto geopolitico è certamente una delle sfide più impegnative della politica di prossimità  .
Ad est e per tutti i paesi coinvolti, la transizione verso la democrazia e lo stato di diritto si trova di fronte ad un percorso ancora molto lungo, mentre la transizione verso un’economia di mercato deve affrontare un percorso non solo lungo, ma soprattutto socialmente doloroso. Le recenti rivoluzioni in Georgia (rivoluzione delle rose) e in Ukraina (rivoluzione arancione) hanno non solo messo in evidenza l’importanza e il peso che la Russia continua ad avere per la stabilità   dell’area, ma anche il crescere di una nuova e moderna classe politica, nonchè di una società   civile sempre più desiderosa di democrazia, di trasparenza, di buon governo e di prosperità  .
In questo contesto e’ quindi importante per l’Unione Europea sviluppare la sua politica di prossimità   mantenendo equilibrio e coerenza con il Partenariato strategico concluso con la Russia.
Concretamente, i programmi sostenuti dall’Unione Europea in quest’area sono di varia natura : ad esempio, per quanto riguarda il sostegno al processo democratico e al rispetto dei diritti umani, le riforme istituzionali sono un passaggio obbligato :dal rafforzamento del ruolo del Parlamento, del pluralismo e della partecipazione della società   civile, all’indipendenza del sistema giudiziario e al rispetto dello stato di diritto, dalla ricostruzione di una amministrazione pubblica trasparente ed efficace alla redifinizione di politiche settoriali come l’istruzione o la salute.
Per quanto riguarda lo sviluppo economico e la prospettiva di poter accedere al mercato interno comunitario, i programmi dell’Unione Europea sostengono in primo luogo la transizione delle legislazioni locali verso legislazioni più vicine e compatibili con la legislazione europea nonchè le riforme dei sistemi fiscali o doganali, ma sostengono anche concreti interventi a livello macreoeconomico, come il sostegno ai bilanci nazionali, con condizioni legate allo sviluppo di politiche sociali volte alla riduzione della povertà  . Inoltre, laddove esistono frontiere dirette con l’Unione Europea, vengono sostenuti programmi di cooperazione transfrontaliera di varia natura : dalla gestione dei posti di frontiera e dei controlli a progetti di sviluppo economico comuni.
A sud, gli scenari geopolitici appaiono ancora più complessi. L’obiettivo di creare stabilità  , sicurezza, democrazia e sviluppo economico è inevitabilmente e prima di tutto legato alla soluzione del conflitto arabo-israeliano in modo equo e duraturo. Ma è altresì necessario creare o rafforzare gli strumenti per il dialogo fra la società   occidentale e il mondo arabo-musulmano, sviluppare la cooperazione regionale fra gli stessi paesi del Mediterraneo, affrontare il problema dei flussi migratori, identificare chiaramente il concetto di terrorismo e gli strumenti per affrontarlo e combatterlo. Il recente vertice di Barcellona ha messo in evidenza tutti questi problemi, senza purtroppo identificare concretamente le vie della possibile cooperazione con l’Europa nella sua strategia di prossimità  .

Tutto ciಠmette richiama la complessità   e le sfide di tale politica. Resta da vedere in che modo queste sfide verranno coerentemente affrontate dall’Europa, con quali nuovi strumenti e strategie, con quale dialogo con i partners e con quale impegno finanziario nelle prospettive 2007/2013.

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